I fratelli in affari nello spaccio della droga, a capo la mamma che gestiva con piglio autoritario

Reggio Calabria Cronaca

Il 9 luglio dell’anno scorso erano già finiti in carcere nell’ambito di un’operazione denominata “Nikita” (QUI), condotta dai militari del Nor di Locri e che avevano scoperto un’attività di spaccio nel comune di Benestare, nel reggino.

Secondo gli inquirenti a capo del “business” vi sarebbe stata una madre che - da vera e proprio capofamiglia - avrebbe “controllato” e gestito con “autorità” l’attività svolta invece dai due figli.

A distanza di poco più di un anno, i carabinieri della Stazione di Careri ritengono oggi di aver chiuso il cerchio su quella indagine sostenendo di poter provare l’esistenza di un legame familiare costituito dai tre, accusati di spacciare la droga ai consumatori “finali”, e che ora si sono visti raggiungere in carcere - sono difatti ed attualmente detenuti nella casa circondariale del capoluogo dello Stretto - da una misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Locri su richiesta della Procura locale.

I destinatari sono dunque la madre, Teresa Pizzata, 57 anni, e i due figli Antonio e Giuseppe Musolino, rispettivamente di 26 e 34 anni.

L’indagine è stata chiamata in codice “Donna Teresa” proprio per evidenziare il ruolo svolto dalla mamma che, vedova e quindi capofamiglia, secondo la tesi degli inquirenti avrebbe diretto le attività criminali dei figli.

Le investigazioni condotte attraverso la programmazione di tradizionali servizi di osservazione, di pedinamento e di controllo a distanza, avvalendosi anche delle immagini dei sistemi di video sorveglianza, avrebbero così permesso di confermare una assidua frequentazione della loro casa da parte di soggetti noti per essere dei consumatori abituali o occasionali di droga e con precedenti specifici.

La misura cautelare in carcere a carico dei tre è quindi scattata perché sono stati riconosciuti responsabili - in un periodo che va dal marzo al luglio 2019 - di aver detenuto, ai fini di spaccio e venduto o, comunque, ceduto a terzi della droga, in particolare cocaina ed eroina.

Droga che avrebbero nascosto in dei luoghi vicini alla loro abitazione e da dove, di volta in volta, si ritiene la prelevassero per la consegna ai “clienti”.

I carabinieri di Careri, con il supporto dei colleghi dello Squadrone Cacciatori Calabria e del Nucleo Cinofili, nel corso delle perquisizioni e dei rastrellamenti, hanno ritrovato anche del munizionamento e un quantitativo consistente di eroina e cocaina: il tutto era nelle pertinenze dell’abitazione in dei posti utilizzati come e veri e propri nascondigli dove tenere i narcotici lontani da occhi indiscreti.