Terreno abbandonato diventa vigneto grazie all’intesa tra Calabria Verde e il carcere ‘Ugo Caridi’
Sacrificio, fede e buona volontà sono le qualità richieste perché la vite dia frutto, simbolo di rinascita e saggezza. Nell’immagine di un profumato vigneto c’è il richiamo ad una “seconda possibilità”, come quella guadagnata delle persone che si trovano in regime di detenzione ordinario – e/o in regime alternativo alla detenzione – e che possono partecipare a progetti di reinserimento socio-lavorativo per poter apprendere un mestiere da mettere a frutto in un futuro prossimo, per rimettere al centro la persona che ha saputo affrontare i propri errori, superare i limiti ed essere valorizzato come persona libera.
E ospiterà un vigneto il terreno individuato in prossimità della Casa Circondariale “Ugo Caridi” che con la collaborazione dell’Azienda “Calabria Verde” sarà recuperato e messo in produzione. Questo grazie al protocollo d’intesa siglato tra il commissario straordinario dell’Ente per la forestazione, Aloisio Mariggiò, e il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Casa Circondariale “Ugo Caridi” rappresentata dal direttore, Angela Paravati.
L’iniziativa, alla seconda edizione, è promossa dalla Direzione della Casa circondariale e da Calabria Verde proprio nell’ottica di affermare il principio del fine rieducativo della pena e con l’obiettivo di dare una reale “seconda possibilità” alle persone che si trovano momentaneamente privo della libertà personale di acquisire delle abilità che potranno tornare utili per apprendere un mestiere, e trascorrere in modo proficuo il tempo, dando un senso al vivere quotidiano.
“Calabria Verde”, infatti, - come si evince dall’articolo 1 del protocollo – consapevole della funzione educativa e del recupero svolta dall’ambito carcerario “in particolare nell’uso equilibrato delle risorse naturali e dell’attività all’aperto ai fini della formazione del carattere dei giovani, rileva l’importanza di offrire all’amministrazione penitenziaria collaborazione per il recupero e a messa in produzione di un appezzamento di terreno, ad oggi abbandonato, nello specifico di offrire un supporto tecnico per l’impianto di un vigneto autoctono”.
“Calabria Verde” attuerà forme di collaborazione con l’Amministrazione penitenziaria fornendo le piante e quanto occorrente, piantumando le specie arboree con mano d’opera dell’istituto, sostenendo l’iniziativa con fondi propri.
L’articolo 27 della Costituzione italiana sancisce il principio del finalismo rieducativo della pena, inteso come creazione dei presupposti necessari a favorire il reinserimento del condannato nella comunità, eliminando o riducendo il pericolo che, una volta in libertà possa commettere nuovi reati. Rispetto alla possibilità di formarsi e di lavorare in carcere vi sono ancora elevate possibilità di miglioramento, ma anche ostacoli da superare per poter efficacemente favorire un reinserimento dei detenuti ed evitare un aumento del rischio recidiva. Un minimo di attenzioni a chi soffre in silenzio, per dimostrare che, anche in luoghi di emarginazione, qualcuno pensa a loro.
La situazione attuale nelle carceri italiane, per come fotografata dall’Associazione Antigone nel XIV Rapporto sulle condizioni di detenzione, è ancora lontana dal garantire un efficace percorso di integrazione sociale e lavorativa. Se da un lato il numero dei detenuti lavoratori è leggermente cresciuto – passano dai 10.902 (30,74%) del 1991, ai 18.404 (31,95%) del 2017 – dall’altro oltre l’85% dei lavoratori è alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria svolgendo spesso mansioni che non richiedono competenze specifiche: tale situazione a Sud è ancora più accentuata.
“Calabria Verde” ha, altresì, allo studio la possibilità di tenere corsi di formazione finalizzati all’avvio delle attività d’impresa forestale o agricoli, servizi di supporto e accompagnamento psicologico e professionale, laboratori agricoli e forestali.