Teatro: il sogno migrante di Nour Eddine Fatty a Polistena vecchia
Ancora poche ore separano Nour Eddine Fatty e Polistena dalla serata di questo 19 agosto presso la scalinata di via Polistena Vecchia e dall’abbraccio tra Calabria e Rif che ha reso la sua “Taragnawa” un capolavoro di antica modernità.
In scena il gran finale di Popularia – Voci e suoni su percorsi dimenticati. Compagnia Dracma ha fortemente voluto, insieme all’Amministrazione Comunale della città, che fosse Fatty, in quest’incontro di musica e testo, a salutare questa estate di difficoltà e voglia di ripartire. E la vita singolare del geniale discendente di una famiglia di musicisti del Rif marocchino, si pone idealmente a incarnare la tenacia necessaria a ogni sfida, in una narrazione che idealmente abbraccia tutte le esistenze migranti, nelle loro rotte esaltanti e angosciose.
“Hijra- L’esilio del flautista” è un esempio di teatro canzone dalla forte componente esistenziale, che dal Marocco della tradizione orale vira inaspettatamente nel 1982 verso la Catalogna del Maestro e scopritore Jordi Percerda. Il flauto fa da guida a un cammino accidentato e denso di eventi, che semina messaggi di apertura e comprensione tra culture e popoli diversi. A saperlo ascoltare, flauto, oueter e chitarra dell’artista marocchino ben presto perdono ogni connotazione nordafricana, per diventare ritmica di accompagnamento a storie in fondo universali, compiendo un vero e proprio rituale di empatia, dove saranno per una volta gli ospitanti e non i migranti i destinatari di una narrazione identitaria. E infatti, seppur partendo da una piccola vita da esule con le sue difficoltà, Hijra scava nel profondo della dimensione psicologica del migrante e dell’artista, testimoniando il dramma dell’emarginazione ma anche la volontà di dire agli altri del proprio diritto ad esistere, lungo un arco che fa approdare il protagonista a una sorprendente consacrazione come strumentista, autore di importanti progetti musicali, compositore per il cinema.
Nour Eddine anche dopo il concerto interreligioso commissionatogli da Papa Benedetto XVI non scorda povertà e difficoltà degli inizi, ma anzi utilizza la propria storia personale come metafora della condizione del migrante, e come invito alla tenacia contro ogni avversità. Un viaggiatore sulle strade del mondo che dal 1993 ha trovato in Roma una seconda patria, attraverso capolavori della world music come “Coexit”, apprezzatissimo da Papa Giovanni Paolo II.
Brani per i Trascendental, colonne sonore per Ozpetek e altri maestri, un docufilm sul Marocco e sulla propria vita, hanno nel tempo portato Fatty ad essere ambasciatore, lui musulmano, della musica classica in Vaticano con l’opera “Alma Mater”, e poi a collaborazioni di valore internazionale quali quella con la Royal Philarmonic di Londra nel 2010; fino alla fondazione, l’anno dopo, dell’Orchestra della Primavera Araba in Valderice, in un ponte senza tempo tra Sicilia e mondo arabo.