Prato. Azienda calabrese vendeva pellet a prezzi allettanti, truffati oltre 200 clienti

Cosenza Cronaca

Una truffa ordita da due calabresi, mamma e figlio originari del cosentino, e di cui sono caduti vittima diversi cittadini toscani ed anche di altre regioni: finora ne sono stati scoperti oltre 200.

È quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Prato, coordinata dalla Procura locale che ha concluso le indagini preliminari sulla vicenda.

I fatti risalgono ad alcuni anni fa quando apparve, su diversi i giornali locali e sui social network, la pubblicità di un’allettante offerta di fornitura di pellet a prezzi concorrenziali, con tanto di consegna a domicilio del tutto gratuita.

In molti, allora, aderirono all’iniziativa, sottoscrivendo i moduli di acquisto predisposti e versando, con bonifico bancario, il prezzo richiesto, senza tuttavia – e nella quasi totalità dei casi - ricevere alcunché in cambio.

I Finanzieri di Prato hanno ricostruito l’attività illecita, realizzata - con artifizi e raggiri – da parte di una società con sede in Calabria ed una unità locale proprio nella città toscana, i cui amministratori - madre e figlio originari del cosentino - erano gravati da precedenti di polizia per ricettazione e truffa. L’uomo risultava anche indagato per fatti simili, commessi precedentemente in Lombardia tramite un’altra società.

L’attenzione degli investigatori si è così concentrata sul principale conto corrente utilizzato dall’impresa, sul quale - a fronte di più di mille operazioni in entrata, per un totale di oltre 400 mila euro in soli cinque mesi di operatività - sono corrisposti acquisti di merce per appena 36 mila di euro.

Il denaro accreditato sarebbe stato poi prelevato rapidamente per finalità che non avrebbero avuto attinenza all’attività dell’impresa, si ritiene per intenzione di “svuotare” lo stesso conto e far perdere le tracce degli introiti illeciti.

Cospicui i debiti maturati dall’azienda, poi, nei confronti dell’erario, per oltre 600 mila euro, oltre ad un’esposizione debitoria, di altri più di 200 mila euro, per le attività utili ad accreditare la società nel territorio ed infondere fiducia nei potenziali clienti.

Anche in virtù delle investigazioni svolte, il Tribunale di Cosenza, competente per territorio, ha potuto dichiarare il fallimento della società.

L’attività ha suscitato l’interesse mediatico di alcune importanti trasmissioni televisive a livello nazionale; numerose vittime avevano peraltro condiviso un apposito gruppo di “truffati” spontaneamente creato su un social network.