Legambiente, rapporto Mal’Aria: capoluoghi calabresi troppo inquinati
L’inquinamento atmosferico continua ad essere un problema sottovalutato, nonostante l’alta incidenza registrata in tutta Italia. La concentrazione di polveri sottili e di biossido d’azoto registra oramai un costante sforamento dei limiti, colpendo indistintamente tanto il Nord quanto il Sud.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Legambiente, Mal’Aria, basato su uno studio dei dati atmosferici dal 2014 al 2018, il dato sarebbe impietoso: l’85% dei capoluoghi italiani non raggiunge la sufficienza per quanto riguarda la “pulizia” dell’aria, che risulterebbe inquinata oltre i limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Appena il 15% delle città raggiungerebbe la sufficienza.
In Calabria il quadro si fa ancora più pesante: dei cinque capoluoghi, solo la città di Catanzaro raggiungerebbe la sufficienza, mentre Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria si piazzerebbero ben al di sotto della media.
“La situazione difficile in cui versano, complessivamente, le città calabresi con l’unica eccezione di Catanzaro deve far seriamente riflettere le Amministrazioni competenti, a partire dalla Regione, sulla necessità di una riconversione ecologica dell’economia calabrese”. È il commento di Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria.
“È indispensabile, per tutelare l’ambiente e la salute delle persone, che la Politica abbia una visione strategica che sinora è troppo spesso mancata ed intervenga celermente ed in maniera efficace. Ad esempio occorre ripensare le città sotto il profilo urbanistico –edilizio, creare ed incentivare parchi ed aree verdi e mettere in campo investimenti pubblici in favore delle varie forme di mobilità sostenibile”.
“L’inquinamento atmosferico nelle città è un fenomeno complesso poiché dipende da diversi fattori: dalle concentrazioni degli inquinanti analizzati alle condizioni meteo climatiche, passando per le caratteristiche urbane, industriali e agricole che caratterizzano ogni singola città e il suo hinterland” aggiunge Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. “Nonostante le procedure di infrazione a carico del nostro Paese, nonostante gli accordi che negli anni sono stati stipulati tra le Regioni e il Ministero dell’Ambiente per ridurre l’inquinamento atmosferico a cominciare dall’area padana, nonostante le risorse destinate in passato e che arriveranno nei prossimi mesi/anni con il Recovery fund, in Italia manca ancora la convinzione di trasformare concretamente il problema in una opportunità. Opportunità che prevede inevitabilmente dei sacrifici e dei cambi di abitudini da parte dei cittadini, ma che potrebbero restituire città più vivibili, efficienti, salutari e a misura di uomo”.
Legambiente chiede dunque un’inversione di rotta, puntando ad esempio su mobilità alternativa e scarsamente inquinante, sulla riduzione dell’utilizzo delle autovetture a favore dei percorsi ciclabili urbani e delle “stazioni avanzate”, e di rispettare i Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile, già approvati nel 2019.
“Per tutelare la salute delle persone – conclude Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente - bisogna avere coraggio e coerenza definendo le priorità da affrontare e finanziare”,