Crisi da Covid19: riunione a Reggio per Sunia-Cgil Calabria, Confedilizia e Sicet-Cisl
Riunione unitaria a Reggio Calabria per Sunia-Cgil Calabria, Confedilizia e Sicet-Cisl provinciali che hanno affrontato il tema dell’impatto della crisi, scatenata dal diffondersi del contagio da Covid19, sul disagio abitativo, già pesante in tutto il territorio regionale e particolarmente avvertito nell'Area Metropolitana.
Se prima della pandemia in Italia, oltre 1 milione e 800 mila famiglie vivevano in condizioni di povertà assoluta e più di 3 milioni in una situazione di povertà relativa, con particolari criticità per chi vive in affitto e nel Mezzogiorno, oggi la situazione è ancora più drammatica. Talmente straordinaria che, seppure contenuta dai decreti economici del Governo per fronteggiare l'emergenza, non può essere affrontata con gli strumenti ordinari a disposizione di Regioni e Comuni.
In questi giorni difficili per il Paese giungono al sindacato tantissime richieste d’aiuto da parte di persone che manifestano la loro difficoltà a pagare il canone di locazione. Ma anche di tantissimi proprietari che non ricevono i canoni mensili dovuti.
Sunia-Cgil, Sicet-Cisl e Confedilizia, le OO. SS. maggiormente rappresentative dei proprietari e degli inquilini, "Continueranno a fare la loro parte per contribuire ad attenuare il disagio delle famiglie utilizzando le possibilità offerte dalla disciplina dei nuovi accordi territoriali per i contratti concordati di locazioni abitative agevolate.
Rilanciare tali contratti significa, infatti, incrementare l’offerta abitativa in affitto, con canoni commisurati ai redditi delle famiglie, nonché consentire l’utilizzo di misure fiscali più vantaggiose in grado di sostenere i proprietari”.
Lo dichiarano Francesco Alì (delegato politiche abitative Cgil Calabria), Carmen Russo Calveri (Presidente Confedilizia Reggio Calabria) e Giusy Saccà (Presidente Sicet-Cisl Reggio Calabria) che proseguono: “Il sindacato, unitariamente si attiverà anche per far avviare a livello Istituzionale tutti i confronti e le azioni necessarie affinché, attraverso la corretta applicazione del decreto relativo al Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, le risorse si rendano disponibili per giungere ai destinatari in tempo utile con criteri efficaci e rapidi".
I sindacalisti sottolineano che "si tratta dello stanziamento dei 160 milioni di euro previsti dal decreto rilancio e che la riuscita di questa azione di supporto economico alle famiglie con maggiori difficoltà ha lo scopo di prevenirne un eventuale e possibile scivolamento in ulteriori situazioni di emergenza abitativa".
A parere dei sindacalisti "E’ importante affrontare il disagio abitativo ripensando le risorse, le priorità, le modalità attuative, gli strumenti ‘ecobonus’ e ‘sismabonus’, puntando anche su un forte rilancio dell'edilizia residenziale pubblica mediante investimenti con fondi regionali, nazionali e comunitari, per l’aumento degli alloggi da destinare alle fasce sociali più bisognose e per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, ormai fatiscente, unitamente ad una riforma organica della Legge Regionale di riferimento per la gestione degli alloggi ERP.
Infine, Alì, Calveri e Saccà ricordano che "L'accesso alla casa rappresenta un bisogno primario, un punto di riferimento di un complesso sistema di garanzie costituzionali legate al pieno sviluppo della persona umana: la famiglia, la scuola, la salute e il lavoro. Nessuno di questi valori sarebbe pensabile se mancasse il presupposto di una casa in cui vivere. Non a caso, secondo diverse sentenze della Corte Costituzionale esiste un «dovere collettivo di impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione».
“Non bisogna dimenticare – concludono i sindacalisti - che la povertà nel corso degli anni della crisi, si è ampliata per tutti e in percentuale più alta fra i migranti regolari, presenti sul territorio, nelle aree urbane e metropolitane a più forte densità, nelle zone più svantaggiate che registrano maggiori tassi di disoccupazione e di disagio sociale.
In questo contesto, i migranti sono persone costrette ad una vita durissima, spesso lavorano in nero, sfruttate da ‘schiavisti’ che lucrano sulla loro attività. E sappiamo bene che sotto inquadramento, alta precarietà e lavoro nero sono tutti fenomeni che incidono anche sull’occupazione generale.
E' necessario, pertanto, costruire una risposta sociale che metta tutti, chi è nato e chi è immigrato in Italia, nelle condizioni di difendere i propri diritti e di conquistarne di nuovi, soprattutto in relazione ad una crescita complessiva del Paese”.