Traffico di rifiuti e di rame rubato, blitz nel cosentino: 61 indagati
Una presunta attività organizzata per il traffico di rifiuti, oltre che per la ricettazione e il riciclaggio di cavi e manufatti in rame.
È quanto ritengono di aver portato a galla i Carabinieri forestale e la Guardia di Finanza con l’operazione chiamata in codice “Efesto 2”, stesso nome di un’altra inchiesta simile ma scattata nel lontano 2016 (QUI).
Le indagini mirano a dimostrare come i titolari di una società del settore, di Montalto Uffugo, nel cosentino, abbiano messo a disposizione la propria azienda, diventata un “centro nevralgico” del traffico di rifiuti e del rame.
Qui il metallo sarebbe stato recuperato, pesato, ceduto combusto e nascosto sotto carichi apparentemente legali, prima di essere poi venduto a terzi.
Secondo gli investigatori, la stessa società, inoltre, avrebbe comprato e poi ceduto ingenti quantitativi di rifiuti, in parte pericolosi e conferiti illecitamente, omettendo qualsiasi tipo di trattamento, ma anche attestando falsamente la loro cessazione dalla qualifica di rifiuto e predisponendo tutta la documentazione necessaria per simularne la tracciabilità.
Procedura che avrebbe interessato anche il rame, che si ritiene rubato anche ad infrastrutture destinate all’erogazione di energia e delle telecomunicazioni, e di cui si sarebbe tentato di nascondere la provenienza illegale distruggendone la guaina isolante bruciandone i cavi e così eliminando ogni traccia utile per identificarne il proprietario.
L’attività avrebbe così fatto emergere come a fronte di circa 3.400 conferimenti all’interno dell’azienda di Montalto, soltanto 58 di questi siano stati regolari, in quanto all’interno dell’azienda sarebbe stato introdotto ogni tipo di rifiuto, tra cui batterie esauste al piombo, oli esausti di veicoli, elettrodomestici, cartellonistica stradale, lampioni, veicoli fuori uso, rifiuti ferrosi di ogni tipo.
Di contro, affermano gli inquirenti, in ben 374 episodi sarebbero stati conferiti cavi o manufatti in rame di provenienza illecita e per un giro di affari totale stimato in circa 2 milioni di euro all’anno.
Le investigazioni, poi, sono state arricchite da approfondimenti patrimoniali specifici, condotti dai Finanzieri, che avrebbero ricostruito e quantificato il patrimonio di tre società che si ritiene coinvolte, ubicate nel cosentino e in Campania e con sede secondaria nel Lazio, e dunque apporre di sequestrarne le quote sociali e gli interi patrimoni, per un valore stimato in circa 10 milioni di euro.
Si è poi rilevato che, nell’ambito dell’attività della società, i veicoli siano stati rottamati senza rispettare la normativa di settore e i motori rivenduti in altre regioni, attestando anche qui falsamente la loro bonifica dagli elementi inquinanti pericolosi, come gli oli esausti e i liquidi refrigeranti.
Alla fine, e stamani, sono scattate quindi le misure cautelari, emesse dal Gip del Tribunale di Catanzaro. L’inchiesta ha quindi coinvolto 61 indagati: cinque sono stati arrestati e messi ai domiciliari, 28 sottoposti invece all’obbligo di dimora nel comune di residenza e altrettanti all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Disposto anche il sequestro di numerosissimi automezzi, considerati strumentali ai reati che vengono contestati e, come dicevamo, sigilli apposti anche alle quote sociali e agli interi patrimoni di tre società che del settore rifiuti e del commercio di rottami ferrosi, con sede, rispettivamente, in Calabria e Campania.
L’indagine è stata svolta dal Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Cosenza e si è avvalsa di attività tecnica d’intercettazione e di videosorveglianza, supportata da un minuzioso riscontro documentale oltre che dalle classiche attività di pedinamento.
Il blitz è stato eseguito stamani dai Carabinieri Forestale bruzi, coadiuvati dai colleghi del Comando Provinciale cittadino ma anche di Catanzaro e Crotone, dei Reparti Parco e del Comando Regione Forestale, con il supporto del 14° Battaglione mobile e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia.
Nell’operazione sono stati impegnati circa 400 Carabinieri e i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Cosenza.
Agli indagati si contestano attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, la ricettazione e il riciclaggio di quantitativi, anche ingenti, di cavi di rame di provenienza illecita, e riguardanti in particolare l’area di Montalto.
Il provvedimento del Gip è stato richiesto ed ottenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia locale, ed eseguito con il coordinamento del Procuratore Nicola Gratteri, dell’Aggiunto Vincenzo Capomolla e dei Sostituti Domenico Assumma e Vito Valerio.