Tropea, sabato 17 ottobre sit-in di protesta all’ospedale

Vibo Valentia Salute

Ha generato preoccupazione la circolare dell’Asp di Vibo Valentia sul trasferimento del reparto di urologia dal presidio ospedaliero di Tropea a quello di Vibo Valentia. Per questo motivo associazioni e cittadini hanno deciso di promuovere un sit-in di protesta per sabato 17 ottobre davanti all’ospedale di Tropea.

Così per “rendere le istituzioni sensibili e coscienti alle richieste della popolazione, le associazioni / sigle sindacali / figure istituzionali seguenti hanno deciso di promuovere la manifestazione di protesta che si terrà giorno sabato 17 ottobre alle 10 di fronte al presidio ospedaliero di Tropea, in forma statica e mantenendo distanza e misure anti-Covid”.

Perché tutti consapevoli che il “trasferimento risponde al regolare riparto di competenze regionale e conosciamo il nuovo piano aziendale delineato dall’Asp, il quale permetterebbe l’apertura di nuovi importanti reparti a Tropea”.

Ma per cittadini, Calabria Sociale, Comitato Pro Ospedale Tropea, Libertas, Usb Vibo Valentia, Fials sanità segreteria di Vibo, Mediass, Auser, Legambiente e Baco resistente, “restano senza risposta le domande sulla tempistica nell'applicazione del nuovo piano, alla luce anche dell’annosa difficoltà da parte dell'Asp di Vibo ad assumere nuovi medici e del fatto che il piano stesso non è stato ancora approvato dal Commissario ad acta della sanità regionale. Per questo chiediamo, al fine di tutelare l’operatività dell’ospedale di Tropea, certezze riguardo la programmazione dei tempi e dell’assunzione delle risorse umane e materiali per l’implementazione del piano”.

Per questo il gruppo rivendica “l’installazione a Tropea delle risorse adeguate a rendere il presidio ospedale generale, come previsto se non altro dal riparto di competenze regionale, pur consapevoli della limitatezza del riparto stesso per via dell’iniquità del piano di rientro ultradecennale a cui è sottoposta la Regione – ciò alla luce dell’inadeguatezza dei trasferimenti perequativi, i quali trascurano le condizioni epidemiologiche della Calabria e rendono la Regione fanalino di coda nella spesa pro-capite per il diritto alla salute”.