Provincia Crotone. Pantisano dimessosi o revocato? “Strappo” nell’area Pd-Sculco
Due notizie, in qualche modo correlate, nella serata di ieri hanno scosso il panorama politico ed amministrativo crotonese, anche se non riguardano, direttamente, l’amministrazione comunale, ancora in fase di rodaggio.
La prima, certa, con tanto di carte, è quella delle “dimissioni” dell’incarico di capo di gabinetto della Provincia di Arturo Pantisano (QUI), dirigente di peso del Partito democratico, dell'area - per intenderci - della segretaria cittadina Antonella Stefanizzi.
La seconda - non confermata dalle parti interessate - è quella di un divorzio politico tra lo stesso Pantisano ed Enzo Sculco, in precedenza legati da rapporti assai stretti, protrattisi in molte competizioni elettorali.
La storia a cui ci riferiamo è quella di un “matrimonio”, che per la cronaca è stato tra i più contrastati della storia; quello cioè, tra una fazione del Pd che era guidata da Pantisano appunto e l’area che fa riferimento a Sculco.
Un legame di “convenienza” politica e di voti che durava da anni e che ha provocato anche - e per il dissenso di una parte della famiglia dem - lunghe lotte fratricide che hanno finito per rendere ai minimi termini il partito.
Ma quando quel “matrimonio” si è finalmente consumato ufficialmente (ufficiosamente lo era già stato ampiamente) con le scorse elezioni comunali, pare che le parti in causa si siano probabilmente rese conto che quell’esperienza “idilliaca” sia arrivata alla fine, dunque al “divorzio”.
I contrasti, infatti, sarebbero iniziati proprio all’esito del primo turno delle comunali che, come si sa, non è stato positivo per la coalizione composta da parte del Pd e dell’area Sculco, e che ha portato neanche all’elezione della segretaria dem Antonella Stefanizzi.
Pantisano e Sculco - ognuno per la sua parte - avrebbero iniziato a criticare l’alleato, incolpandolo del pessimo risultato e con accuse reciproche di non aver remato nella stessa direzione.
Le cose sarebbero poi peggiorate durante il ballottaggio, quando, effettivamente, entrambe hanno seguito strade diverse, per non dire completamente opposte, facendo precipitare la situazione.
L’ultimo scontro sarebbe avvenuto proprio sulla revoca dell'incarico di capo di Gabinetto alla Provincia, ruolo a cui - secondo voci insistenti - Pantisano sarebbe arrivato anche grazie alla volontà dell'ex presidente facente funzioni dell’ente, Giuseppe Dell’Aquila.
Era stato proprio Dell’Aquila - tra l’altro fautore anch’egli dell’alleanza con l’area Sculco - a firmare il relativo decreto di nomina di Pantisano.
Quest’ultimo è stato convocato nella stanza dell’attuale presidente, Simone Saporito, per discutere della volontà di revocare il contratto, che prevede una lauta retribuzione che si aggira intorno ai 100 mila euro.
Da quanto appreso, Pantisano, nella stanza del facente funzioni, si sarebbe però trovato davanti anche Enzo Sculco, che avrebbe assistito al colloquio che si sarebbe sviluppato tra la volontà di revoca e l’eventualità di presentare le dimissioni, per salvare almeno le apparenze.
Pantisano, dunque, resterà a lavorare nell’ente intermedio ma con uno stipendio ben inferiore a quello di capo gabinetto di cui ha goduto, anche se per un breve lasso di tempo.
Un divorzio, però, che andrebbe ben oltre il ruolo ricoperto in Provincia, e che rischierebbe di sconvolgere gli equilibri politici già di per sé fragili, all’interno del centrosinistra, che si appresta a diversi appuntamenti elettorali.
Il primo è proprio quello della Presidenza dell'ente intermedio, che avverrà in poco tempo, viste le scadenze previste dalla legge, e successivamente anche per le Regionali, forzatamente anticipate.
Da tempo, infatti, si vocifera che nel fronte del Pd fedele all’alleanza, capeggiato a questo punto non più da Pantisano, che avrebbe prodotto lo strappo, ma dalla segretaria cittadina dell’assemblea, Stefanizzi, si siano aperte profonde crepe.
Adesso si aprono scenari fino a poco tempo fa impensati, con il commissario provinciale Franco Iacucci ed i suoi fedelissimi che certamente torneranno alla carica per riorganizzare il partito, questa volta con tanto di simbolo, in vista delle prossime consultazioni.
E non è escluso - per non dire probabile – possa esserci un tale rimescolamento di carte che chi era prima alleato adesso si troverebbe su fronti contrapposti, in una guerra di cui già si odono le avvisaglie. Sarà, in ogni caso, un autunno dai lunghi coltelli.