Caccia, Wwf: “La Regione è in stato confusionale”
Il “virus del delirio filovenatorio” ha invaso la cittadella regionale. Lo affermano in un comunicato congiunto il Wwf e la Lipu calabresi, commentando le intenzioni della Regione Calabria, che vorrebbe estendere il calendario venatorio fino al 10 febbraio.
“Dalla catastrofe sanitaria a quella economica e sociale: di tutto si può accusare la Regione Calabria, tranne che per il suo fervente attivismo in campo venatorio” affermano le associazioni, puntando il dito contro la caccia “in braccata” al cinghiale, che nonostante la necessità di essere svolta in maniera collettiva non sembra destare preoccupazioni per i possibili contagi da covid.
Il motivo di tale decisione sarebbe il “contenimento” dei cinghiali, anche se come evidenziato da diversi studi scientifici nonché dall’Ispra, la “caccia collettiva in braccata non ha dimostrato efficacia nel contenere né la presenza di cinghiali, né i danni da questi causati”.
Un ultima stoccata viene poi espressa nei confronti dell’eventuale proroga della stagione di caccia, il cui termine era stato fissato al 31 gennaio: “come la stessa Regione ha deliberato precedentemente il 2 novembre, dopo la data del 31 gennaio non ci sono più specie cacciabili!”.
"E se queste incongruenti concessioni risuonano come evidenti favori per acquisire consensi alle prossime consultazioni elettorali, ricordiamo al Presidente Spirlì e all’assessore Gallo che i cacciatori in Calabria sono una sparuta minoranza – concludono le associazioni animaliste – molto meno degli ambientalisti e della gente comune che non condivide la pratica assurda e anacronistica della caccia”.