Diabete e patologie vista, Università di Catanzaro: “Non interrompete le cure per paura del Covid”
I pazienti diabetici con patologie della vista come l’edema maculare non devono interrompere il loro percorso terapeutico per timore del Covid-19. A Catanzaro l’U.O. di Oculistica dell'Università "Magna Graecia" diretta dal prof. Vincenzo Scorcia prevede visite in totale sicurezza e trattamenti efficaci a lungo termine che riducono il numero di somministrazioni e quindi gli accessi in ospedale. È importante che i pazienti diabetici con patologie della vista non sospendano il loro percorso terapeutico per timore del contagio, poiché sono generalmente sottoposti a terapie continuative che prevedono una periodicità definita. Il vero rischio, arrestando il trattamento, sarebbe infatti quello di perdere i benefici della cura, causando una ripresa della maculopatia, in alcuni casi irreversibile.
In Calabria le persone con diabete sono più del 7-8% della popolazione (più di 130.000; dati dell’IBDO, Italian Barometer Diabetes Observatory) di cui almeno il 10% soffre di edema maculare diabetico e tale percentuale sale drasticamente sopra i 60 anni di età e nei casi di retinopatia diabetica proliferante. Offuscamento della visione centrale, visione deformata, difficoltà nella percezione dei colori e, in alcuni casi, riduzione della visione notturna: sono questi i principali sintomi di questa complicanza del diabete che, se non controllata, nel lungo periodo può provocare danni gravi e irreversibili alla retina, mettendo a rischio la vista.
“L’edema maculare diabetico è la principale causa di perdita della vista e cecità nei pazienti diabetici. Per questo motivo è importante che le persone con diabete facciano almeno una visita oculistica all’anno per diagnosticare precocemente la malattia e velocizzare i trattamenti riducendo così i potenziali danni alla vista – spiega il prof. Vincenzo Scorcia, direttore U.O. di Oculistica dell'Università "Magna Graecia" di Catanzaro – Presso il nostro Centro di riferimento è possibile ricevere la propria terapia o fare un accertamento diagnostico, senza correre alcun rischio. Fortunatamente la paura dell’infezione da Covid-19 non ha spinto le persone a rinunciare alle visite o interrompere le cure e questo ci ha permesso di portare avanti regolarmente la nostra attività sia durante la prima che durante la seconda ondata della pandemia. Inoltre, per tutelare ulteriormente la sicurezza del personale sanitario, in tutto questo periodo abbiamo sempre effettuato e continuiamo ad effettuare un tampone a tutte le persone che si recano in reparto”.
I pazienti affetti da questa patologia sono generalmente sottoposti a terapie continuative che prevedono una periodicità definita. Si tratta di iniezioni intravitreali ripetute nel tempo - vale a dire con un farmaco iniettato direttamente all'interno dell'occhio mediante una procedura che deve essere necessariamente eseguita in ambiente ospedaliero - che consentono non solo di prevenire la perdita della vista, ma anche di recuperare l’acuità visiva perduta.
“Questi pazienti dovrebbero essere gestiti da oftalmologi esperti di questa patologia come l’UO di Oculistica dell'Università "Magna Graecia", che garantisce competenze e continuità assistenziale - spiega Scorcia - Un’alta frequenza di visite e iniezioni è una complessità sia per il centro che per il paziente. Oggi sono disponibili farmaci come il desametasone che richiedono un numero di somministrazioni inferiore, grazie alla tecnologia che ne permette un rilascio prolungato nel tempo, e che determinano anche un recupero rapido della vista. Questo si traduce in un duplice vantaggio per il paziente e per il centro: grazie ad un’azione di lunga durata e ad un minor numero di visite, diminuiscono gli accessi al Centro.”