Colpita la “cassaforte” dei Mannolo: sequestrati 360 mila euro nascosti per il boss

Crotone Cronaca

Non si fermano le operazioni contro i clan del crotonese. Sulla scia dell’operazione “Golgota” (QUI), le forze dell’ordine non fanno trovare pace al clan dei Mannolo, locale di ‘ndrangheta di San Leonardo di Cutro.

Nel corso della notte del 10 febbraio, infatti, la fiamme gialle crotonesi hanno dato esecuzione ad una serie di perquisizioni – su provvedimento emesso dalla Procura di Catanzaro - a carico di persone accusate di aver nascosto0 denaro contante per conto del presunto boss Alfonso Mannolo, attualmente detenuto.

Un'operazione, quella odierna, - denominata “Soldi Rosso Sangue” - che ha portato a colpire la “cassaforte” della cosca dove erano nascosti ben 360 mila euro, ritenuti proventi di usura, estorsione e traffico di droga. Denaro che per gli inquirenti sarebbe stato pronto ad essere reimpiegato nelle attività criminali della cosca san leonardese.

L’attività, coordinata dal Procuratore Capo Nicola Gratteri e diretta dal Sostituto Domenico Guarascio, trae origine da una precedente indagine, denominata “Malapianta” (QUI) che, sempre condotta dai finanzieri di Crotone, aveva consentito di scoprire l’esistenza di una locale nell’agro di San Leonardo, ricadente nel comune di Cutro, facente capo alle famiglie Mannolo, Trapasso e Zoffreo con ramificazioni operative non solo in Calabria ma anche in Puglia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e con proiezioni estere.

LA CASSAFORTE DAGLI “INSOSPETTABILI”

A suo tempo, l’operazione “Malapianta” aveva portato ad appurare come a capo del sodalizio ci fosse Alfonso Mannolo che, per come sarebbe emerso da una conversazione captata in modalità ambientale alcuni anni fa, fu inserito fra i “grandi della ‘ndranghetada Nicolino Grande Aracri che ne sanciva, dunque, l’autorità mafiosa.

L’avanzare di quelle indagini avrebbe potato le fiamme gialle a trovare elementi fondamentali che hanno fatto supporre come il boss di San Leonardo avesse incaricato persone “insospettabili”, ma legate alla cosca, di custodire per suo conto ingenti somme di denaro contante.

Da qui i primi passi dell’odierna operazione con la quale la Guardia di Finanza ha avviato delle indagini finalizzate, fra l’altro, all’individuazione della liquidità contante del boss.

IL DENARO “ROSSO SANGUE” NEI MURI

Un indagine intensa quella dei finanzieri pitagorici che - analizzate numerose intercettazioni e ascoltate le rivelazioni del figlio del capo cosca, Dante Mannolo, oggi collaboratore di giustizia - sono entrati nuovamente in azione ed hanno passato al setaccio le frequentazioni degli affiliati al clan e le loro amicizie e, non da ultimo, hanno dato luogo a impegnativi servizi occulti di osservazione.

Attività questa che ha portato i suoi frutti all’alba del 10 febbraio, quando i finanzieri - occultati all’interno di intercapedini dei muri di un’abitazione e di un muro di cinta di una villa – hanno rinvenuto contanti per 360 mila euro, ritenute “mazzette” la cui custodia o, in alternativa, la gestione, era stata demandata dal capo della locale di ‘ndrangheta ai soggetti alla stessa vicini.