Falso e corruzione nel settore dell’istruzione pubblica: 10 arresti, sigilli a 19 società
Dieci persone sono finite in arresto, per otto delle quali si sono spalancate le porte del carcere mentre altre due sono state sottoposte ai domiciliari, nel corso di un’operazione scattata all’alba di oggi.
Si tratta di soggetti che operano nel settore dell’Istruzione, appartenenti al circuito Afam e a istituti paritari, e che sono ritenuti responsabili in concorso e a vario titolo dei reati di associazione a delinquere, corruzione, falso in atti destinati all’Autorità giudiziaria, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e autoriciclaggio.
Nel corso dell’esecuzione delle misure cautelari sono state anche poste sotto sequestro, con decreto d’urgenza, 19 società attive sempre nel settore dell’Istruzione, e per un valore stimato in circa 7 milioni di euro.
Il blitz è stato eseguito nelle province di Vibo Valentia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Napoli dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale del capoluogo napitino, con l’ausilio dei colleghi dei reparti competenti territorialmente e il supporto aereo fornito dall’8° Nucleo Elicotteri dell’Arma.
L’ordinanza è stata emessa dal Gip del Tribunale di Vibo su conforme richiesta della Procura locale, guidata dal procuratore Camillo Falvo.
IL GIRO DI FALSI DIPLOMI
Da quanto appreso, tra le persone coinvolte nell’operazione, chiamata “Diacono”, compare anche il nome di un dirigente del Ministero dell’Istruzione, Maurizio Piscitelli, 56enne di Casalnuovo di Napoli, finito in arresto insieme al figlio 24enne, Christian Piscitelli. Il funzionario è incaricato dei controlli e dell’ispezione degli istituti di formazione accreditati dal Miur.
L’indagine dell’Arma ruota intorno all’accademia Fidia, che si trova a Stefanaconi, nel vibonese, e di proprietà della famiglia Licata.
E proprio uno degli arrestati di oggi, Davide Pietro Licata, di 52 anni - figlio del preside dell’accademia Michele Licata - nel luglio scorso era già stato arrestato insieme alla moglie dopo che nella sua abitazione i carabinieri trovarono un arsenale di armi, del denaro e oggetti appartenenti di loggia massonica locale (QUI).
Da qui è stata avviata l’indagine i cui approfondimenti fanno ritenere di aver ricostruito una rete di istituti formativi -paritari e artistici-musicali - che avrebbe prodotto illecitamente titoli di studio e attestati (oltre che aver effettuato delle assunzioni fittizie), per favorire la partecipazione dei beneficiari a concorsi pubblici per l’assunzione di personale docente e Ata (Assistente Tecnico Amministrativo).
Condotte che secondo gli inquirenti sarebbero state agevolate e rese possibili proprio grazie alla corruzione dell’alto funzionario del Miur.
Le investigazioni avrebbero portato a fare luce anche su un’ulteriore episodio di corruttela, finalizzato a conseguire l’attribuzione di un importante incarico istituzionale nell’ambito del Ministero dell’Istruzione, a beneficio di una Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale della Calabria.
GLI INDAGATI
Le manette sono così scattate anche per il preside e fondatore della Fidia, Michele Licata, per i figli Davide Pietro, Jgor Vincenzo e Dimitri Maria e per la nipote Michela. Ai domiciliari la moglie di Davide Licata, Rosella Marzano.
Nell’inchiesta sono coinvolte in tutto 23 persone tra le quali anche la dirigente dell'Ufficio Scolastico Maria Rita Calvosa, 59 anni di Catanzaro; ed Incoronata Bax, 68enne medico ed ex consigliere comunale di Vibo; oltre a Pietro Amato, 39 anni di Locri; Giovanni Carbone, 60 anni, di Bagnara Calabra; Rosa Cilea, 50 anni, di Reggio Calabria; Patrizia Fazzari, 47 anni, nata in Germania; Vincenzo Giovinazzo, 34 anni, di Cinquefrondi; Antonio Oggiano, 81 anni, di Sassari; Giovanni Procopio, 71 anni, di Montepaone; Carlo Pugliese, 69 anni, di Spilinga; P.S., 49 anni, di Formia; P.T., 75 anni, di Roma; Domenico Maria Carrozzo, 42 anni, di Tropea; Carmine Caratazzolo, 49 anni, di San Ferdinando; Domenico Califano, 39 anni, di Reggio Calabria.
(aggiornata alle 09:55)