Italia 150, deposta corona al monumento di Cosenza per i fratelli Bandiera
È un Vallone di Rovito rimesso a nuovo – e per questo ancora più suggestivo – quello che ha accolto la cerimonia solenne per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia che ha visto l’impegno coordinato di Prefettura ed Amministrazione Comunale della città capoluogo.
In un tripudio di gonfaloni – comunali e associativi - e tanti cittadini che non hanno voluto mancare un appuntamento così sentito, l’Inno di Mameli eseguito dalla Banda dei Carabinieri in congedo ha preceduto i saluti istituzionali.
Per primo il Prefetto, Raffaele Cannizzaro, che ha inteso richiamare “l’importanza anche simbolica che la funzione di Prefetto riveste in un’occasione celebrativa come questa:il coordinamento degli ambiti statuali, la promozione della cooperazione istituzionale, l’accorta mediazione dei conflitti sociali, e soprattutto il raccordo tra Stato e Autonomie locali – ha detto – sono tutte connotazioni caratteristiche del ruolo istituzionale del Prefetto e, al contempo, profili contenutistici del concetto di Unità nazionale”.
Il Prefetto ha ricordato il ruolo di raccordo delle iniziative celebrative in virtù del quale è stata istituita la Conferenza provinciale permanente “che – ha rimarcato Sua Eccellenza – ha curato la ricognizione dei siti e dei monumenti commemorativi dei personaggi e dei momenti più significativi della storia risorgimentale, per la valorizzazione dei ‘luoghi della memoria’ del territorio di questa provincia”.
È così che l’attenzione della Prefettura è stata rivolta anche agli altri Comuni, oltre alla città capoluogo dove la spedizione dei Fratelli Bandiera ebbe il suo tragico epilogo, che presentano testimonianze monumentali del Risorgimento, “con particolare riferimento – ha sottolineato il Prefetto di Cosenza – alle 21 comunità albanofone presenti in provincia, molte delle quali annoverano concittadini che con grande slancio hanno partecipato ai moti cosentini o hanno seguito il Generale Garibaldi nella sua risalita dalla Penisola. Un impegno corale – ha concluso Raffaele Cannizzaro – dettato dall’avvertita necessità di dare nuovo slancio alla coscienza unitaria, teso ad allontanare le tendenze disgregatrici che la Repubblica e la Sua Carta Costituzionale hanno già solennemente respinto, volto a ricordare il credito che il Mezzogiorno vanta per una più piena e completa compartecipazione al benessere nazionale dopo il contributo di sangue offerto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente della Provincia di Cosenza, Gerardo Mario Oliverio, ha rimarcato la necessità che “le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia non siano solo un fatto celebrativo, ma occasione di riflessione e di consapevolezza, indirizzata soprattutto alle giovani generazioni, circa la necessità che la coesione del Paese vada sempre tutelata. Ed in questa direzione, come avvenne nel Risorgimento, importante – ha concluso – è l’apporto che deve venire dal Mezzogiorno”.
L’intervento del Sindaco, Salvatore Perugini:
“Illustrissimo Signor Prefetto, colleghi Sindaci della nostra Provincia, Autorità Civili, Militari e Religiose, Cittadini e Cittadine di Cosenza. Nel porgere a tutti il saluto ed il benvenuto della Città, voglio ringraziare i rappresentanti delle Associazioni presenti.
In particolare ringrazio il Lions Club Cosenza Host, il Lions Club Cosenza Rovito Sila Grande e il Lions Cosenza Castello Svevo per aver offerto gli arredi del parco giochi attiguo all’Ara dei Fratelli Bandiera, un segno di grande sensibilità e di grande generosità; ringrazio il Grande Oriente d’Italia per la manifestata volontà di donare nuove targhe che, poste sui cipressi piantati intorno all’Ara, perpetueranno attraverso i nomi il ricordo dei nove patrioti fucilati nel Vallone di Rovito, tra i quali Attilio ed Emilio Bandiera.
Siamo qui, nel giorno in cui si celebra con la dovuta solennità il 150.mo anniversario dell’Unità d’Italia, per riaffermare il valore irrinunciabile che essa rappresenta.
Siamo davanti all’Ara che ci ricorda il sacrificio dei Fratelli Bandiera per fare memoria di tutti coloro i quali hanno dato la vita in nome di un ideale che oggi rappresenta la coscienza del popolo italiano. Siamo qui anche per testimoniare la partecipazione della Calabria, della nostra Provincia e della Città di Cosenza al processo risorgimentale, di cui rimane traccia indelebile nei nomi delle persone e dei luoghi che sono stati teatro di eventi storici documentati.
Cosenza ha partecipato attivamente ai moti di liberazione nazionale sin dal 1799, quando aderì, pagando un consistente tributo di vite umane, all’esperienza della repubblica partenopea. A partire dal regno di Gioacchino Murat, fu città carbonara e numerosi cosentini presero parte ai moti insurrezionali culminati, il 15 marzo 1844, nel tentativo di impadronirsi del Palazzo dell’Intendenza, da noi conosciuto come Palazzo Arnone, oggi sede della Galleria Nazionale; un tentativo conclusosi con condanne e fucilazioni. A Cosenza ebbe fine tragicamente la spedizione dei Fratelli Bandiera, partiti da Corfù dopo aver avuto notizia del moto cosentino del 15 marzo 1844, che ebbe risonanza internazionale.
Il Comune di Cosenza custodisce nel suo patrimonio uno dei più antichi Tricolori d’Italia, giunto nel nostro territorio con la spedizione dei Fratelli Bandiera e inserito tra i “corpi di reato” nel processo che portò alle fucilazioni nel Vallone di Rovito.
Oggi quel Tricolore è esposto, insieme ad altri importanti documenti, in una mostra didattica sul Risorgimento allestita nel Museo Civico dei Brettii e degli Enotri per il 150° dell’Unità. Il Museo sorge proprio qui a fianco, nell’antico complesso del convento di S. Agostino che fu sede anche di un carcere in cui i Bandiera furono rinchiusi insieme ad altri patrioti in attesa della fucilazione, avvenuta il 25 luglio 1844; nella chiesa di S. Agostino assistettero alla loro ultima Messa e furono sepolti fino al 1867, anno in cui le salme vennero traslate nel Duomo prima di essere portate definitivamente a Venezia. Nel 1848, dopo il bombardamento di Napoli e l’esautoramento del Parlamento da parte di Ferdinando II di Borbone, Cosenza fu sede del Comitato di Salute Pubblica; né va dimenticato il sostegno all’impresa dei Mille di Garibaldi, le cui truppe entrarono nella città il 1° settembre 1860.
Riportare alla memoria questi fatti – ed altri, insieme a nomi e luoghi, se ne potrebbero richiamare – contribuisce alla ricostruzione della nostra identità e a non disperdere tutto ciò che l’Unità d’Italia rappresenta. La nostra Costituzione, nei principi fondamentali, afferma, all’art. 5, che la Repubblica è «una e indivisibile» e, delineando il quadro entro cui deve essere articolato un corretto sistema di funzionamento dei governi territoriali, ci dà gli strumenti per contrastare ogni tentazione disgregatrice del tessuto del Paese.
È più che mai necessario oggi valorizzare ciò che tiene unita l’Italia e quei principi di solidarietà, di equità sociale e sussidiarietà che, in un momento di grande difficoltà del Paese, possono e devono orientare scelte politiche ed amministrative. Un forte radicamento nella memoria e un’adeguata conoscenza del passato sono elementi indispensabili per affrontare consapevolmente il futuro.
Nel Messaggio di fine anno il Presidente della Repubblica, Onorevole Giorgio Napolitano, facendo riferimento al periodo della storia del nostro Paese che va dall’Unità, alla fine della dittatura fascista, all’elaborazione e alla promulgazione della Costituzione democratica e repubblicana, alla ricostruzione postbellica, ha evidenziato molto efficacemente alcuni significativi motivi di speranza e ragioni di impegno.
In particolare, il richiamo al valore dello Stato unitario come «presidio irrinunciabile nell’era del mondo globale» e alla necessità di agire su tutti i piani per superare in maniera definitiva lo storico divario tra Nord e Sud, lavorando per uno sviluppo compiuto ed equilibrato, fondato sulla valorizzazione di tutte le risorse di cui il nostro Paese è ricco nelle sue diverse aree.
Non può sfuggirci, nella solenne circostanza che ci vede qui riuniti, l’aspetto e la funzione pedagogica delle celebrazioni da indirizzare alle nuove generazioni. Il Presidente Napolitano, nel Messaggio già richiamato, ha affermato che verso i giovani «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo». Non sarebbe né utile né sufficiente se non susseguissero le azioni e i comportamenti.
La riproposizione della memoria del passato, dunque, vuole sottolineare il valore e la necessità dell’impegno per cambiare le cose e suscitare la volontà di mettere a frutto le tradizioni, le risorse e le potenzialità di cui il popolo italiano è ricco. Il valore fondativo della Unità del Paese rilanciato nella prospettiva, che tutti dobbiamo perseguire, di una Europa sempre più politicamente ed istituzionalmente unita che ponga quale fattore e fulcro di sviluppo e di coesione sociale l’area del Mediterraneo a noi così culturalmente vicina.
Ecco cosa ci proponiamo di fare con la nostra presenza, questa mattina, davanti all’Ara dedicata ai Fratelli Bandiera.
Viva l’Italia, viva la Repubblica, viva il Tricolore, viva l’Unità d’Italia. Davanti ad un luogo che abbiamo voluto completamente ristrutturare per restituirlo ai cittadini e che vi invito a visitare”.
Dopo la rituale deposizione di una corona d’alloro dinanzi all’Ara dei Fratelli Bandiera, il pubblico presente è stato emotivamente accompagnato in un viaggio a ritroso nel tempo grazie alla teatralizzazione – ad opera del Parco Letterario Tommaso Campanella, guidato da William Gatto – del processo e della fucilazione dei Fratelli Bandiera.
Il ricco programma della giornata prevede ancora:
alle ore 17,00, in piazza dei Bruzi, l’esibizione della banda musicale “Città di Mendicino” di Maurizio Filippelli, che eseguirà brani risorgimentali; alle ore 18,00, nel Salone di Rappresentanza del Comune, la conferenza-concerto di Pia Tucci “Risorgimento in parole e musiche”; alle ore 19.00, in piazza dei Bruzi, i fuochi d’artificio tricolore rinviati ad oggi per le cattive condizioni meteorologiche che la scorsa notte ne hanno impedito la realizzazione; alle ore 21,00, al Teatro Rendano, il concerto sulla storia della canzone italiana “150 anni: la storia d’Italia attraverso la canzone italiana”, raccontata e suonata dal M° Dino Siani.