Teste di capretto e minacce per non pagare risarcimento. In manette 51enne
È stato arrestato per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso in concorso con persone non identificate. Le manette sono scattate per un costruttore di 51 anni accusato di aver inviato delle lettere di minacce e teste di capretto scuoiate ad un pensionato ed a suo figlio.
I due, per il 51enne, sarebbero stati “colpevoli” di aver avviato nei suoi confronti una procedura esecutiva, dal momento che sono i proprietari di un terreno sul quale l’uomo, calabrese, e titolare con la famiglia di una società immobiliare, aveva costruito dei villini.
Le indagini sono partite a gennaio 2019, quando il pensionato e suo figlio ricevettero due pacchi, contenenti ognuno una testa di capretto mozzata, scuoiata, insanguinata e avvolta nel cellophane.
Il messaggio si sarebbe riferito proprio a una controversia civile pendente con una famiglia calabrese di costruttori, titolari di una società immobiliare.
Questa aveva infatti costruito alcuni villini a Roma, su un terreno dei due familiari “intimoriti”, non ottemperando poi agli obblighi contrattuali, come accertato giudizialmente dal Tribunale Civile della Capitale che aveva disposto, a favore di padre e figlio, la titolarità di tre villini e un risarcimento pari a 480 mila euro.
I due, a seguito dell’inadempimento dei costruttori calabresi, erano stati così costretti ad avviare una procedura esecutiva.
Dalle indagini è emerso che il 51enne si sarebbe recato nello studio legale che seguiva la procedura, proponendo 150 mila euro per chiudere la questione. Una somma tuttavia nettamente inferiore rispetto a quella stabilita dal Tribunale.
L’analisi dei tabulati telefonici ha permesso inoltre di appurare diversi contatti tra il costruttore e una delle parti offese, per chiudere la “questione” a condizioni più favorevoli per il 51enne.
L’uomo, intenzionato a non pagare il dovuto, aveva acquistato il credito ipotecario di I grado di una banca, gravante su uno dei tre villini (peraltro locato ad una terza persona) e aveva iscritto un credito per prestazioni professionali di 300 mila euro sulla base di un atto di riconoscimento di debito da parte della società immobiliare calabrese, con l’evidente finalità di impedire la possibilità di recupero dei villini e delle somme dovute a titolo di risarcimento del danno.
Dopo la ricezione dei pacchi con le teste di capretto, il figlio aveva comunicato all’avvocato di voler accettare la proposta, anche se sfavorevole.
Tuttavia, dalle telefonate emergerebbe non solo la sottomissione della famiglia al calabrese, ma anche la volontà di non cedere alla proposta.
Così, dopo mesi di indecisione, nel marzo 2019 venne recapitata una lettera anonima dal contenuto minatorio, con riferimento a probabili atti lesivi nei confronti della vittima e dei familiari qualora non si fosse accettata la proposta.
Gli accertamenti hanno portato a ritenere che il costruttore sia il reale mittente della lettera, affidata ad un terzo soggetto affinché venisse spedita da un luogo diverso rispetto a Lamezia Terme, per eludere le verifiche.
L’uomo è stato inoltre incastrato dalle intercettazioni, durante le quali avrebbe chiesto notizie alla terza persone sulla spedizione della lettera.
Al termine delle indagini, gli agenti della Squadra Mobile di Roma, in collaborazione con i colleghi di Catanzaro, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal gip del Tribunale della Capitale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti dell’uomo, ritenuto responsabile, in concorso con persone non identificate, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.