Mascherine finite a parenti e amici, in manette il sindaco di Opera
Avrebbe dirottato le forniture di mascherine per distribuirle ad amici e parenti. Così Antonino Nucera, il sindaco di Opera, originario di Melito Porto Salvo, è finito in manette.
L’uomo è stato arrestato nell’ambito dell’operazione portata avanti dai carabinieri del Comando Provinciale di Milano che, nella provincia meneghina ed in quelle di Lodi, Brescia, Varese e Messina, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal gip su richiesta della Dda della Procura della Repubblica locale, nei confronti del primo cittadino e della dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Opera oltre che di tre imprenditori del settore edile.
Gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo di peculato, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e traffico di rifiuti.
L’inchiesta è stata coordinata dai procuratori aggiunti Alessandra Dolci e Maurizio Romanelli e dai Sostituti Silvia Bonardi e Stefano Civardi, e condotta dal Nucleo Investigativo di Milano.
Le indagini sono partite nel febbraio 2020 per far luce su presunti illeciti dell’amministrazione comunale.
È quindi emerso che tra febbraio e ottobre dell’anno scorso il primo cittadino, con “l’aiuto” della dirigente dell’Ufficio Tecnico e l’accondiscendenza di alcuni funzionari e consulenti dell’Ente, abbia interferito in una parte delle procedure di gara bandite dall’ente per “dirottare” l’assegnazione di lavori pubblici a favore di imprenditori ritenuti conniventi e ricevendo in cambio delle utilità.
Per l’accusa il sindaco avrebbe dirottato, appunto, la fornitura delle mascherine della protezione civile direttamente ai suoi uffici.
Si parla di una fornitura destinata agli ospiti di una Rsa della frazione di Noverasco e per la farmacia comunale da cui poi sarebbero state distribuite ai cittadini.
Tuttavia per gli inquirenti Nucera avrebbe deciso di farle avere invece ad amici e parenti. Nelle indagini emergerebbe infatti che il 21 marzo, il sindaco abbia distribuito i dispositivi alla ex moglie preoccupata per gli anziani genitori.
Mentre dopo appena sette giorni avrebbe chiesto a una dipendente di riservare 500 mascherine sulle 2mila arrivate dalla Città metropolitana di Milano per la farmacia.
Agli imprenditori indagati sono inoltre state contestate accuse di reati ambientali. Questi, infatti, sono accusati di aver stoccato, riutilizzato e interrato in aree di cantiere nel territorio di Opera e in altre aree agricole del Parco Sud di Milano circa mille tonnellate di fresato d’asfalto e altro materiale proveniente dalle lavorazioni stradali e da altri interventi appaltati dai Comuni di Opera, Locate di Triulzi, San Zenone al Lambro, Segrate, Monza.
Gli imprenditori, inoltre, avrebbero attestato falsamente il regolare recupero dei rifiuti speciali tramite dei “formulari” ideologicamente falsi ottenuti dai gestori di due centri di smaltimento, quest’ultimi indagati a piede libero.
Inoltre i carabinieri hanno eseguito una misura interdittiva a carico di un architetto bresciano, consulente del Comune di Opera, e un decreto di sequestro preventivo di 40mila euro (che si ritiene sia il prezzo della presunta corruzione) a carico dei pubblici ufficiali indagati, oltre che di due autocarri utilizzati nella commissione di reati ambientali.