Le radici delle comunità ebraiche nel libro di Salvatore Russo
Le radici delle comunità ebraiche sono i temi protagonisti del libro di Salvatore Russo dal titolo “L’edera e la stella”. Dalle sinagoghe di Bova Marina, Cosenza e Reggio Calabria alle giudecche di Crotone, Nicastro, Nicotera e Reggio Calabria. E tanti altri insediamenti.
Nelle 318 pagine del volume emerge in l’unicum delle comunità ebraiche, che ha finito non solo per contrassegnare gruppi tendenzialmente arroccati alla vita intorno alle sinagoghe, ma anche per riproporre nel tempo analoghi problemi, come il contrasto interno tra l’assoluta fedeltà agli insegnamenti dei padri, con l'isolamento e le angherie quale frequente esito, e la strada all’integrazione, con il conseguente rischio di liquefare il ricco patrimonio valoriale.
Un cospicuo numero di ebrei sarebbe giunto in Calabria dopo la distruzione di Gerusalemme da parte dell’imperatore Tuto nel 70 d. C. Secondo Strabone, però, questo afflusso si sommò alla comunità già preesistente in loco. Molti trovarono occupazione nei cantieri navali di Reggio Calabria, città che detiene un singolare primato: qui il 5 febbraio 1475 è stata stampata la prima edizione ebraica della Bibbia. Anche Catanzaro ha ospitato una comunità ebraica.
La Taxatio o Cedula subventionis del 1276 attesta che in quell’epoca comunità ebraiche erano presenti a Bisignano, Castrovillari, Corigliano, Cosenza, Crotone, Montalto, Nicotera, Reggio Calabria, Rossano e Tropea.
Le maestranze israelitiche erano specializzate nella tintoria, con produzioni ricercate in tutta Europa. Grazie alle loro tasse, i comuni godevano di un relativo benessere. Secondo stime, nel corso del medioevo la comunità ebraica calabrese raggiunse i 12mila membri.
Il dualismo tra la strenue difesa delle tradizioni e la scelta dell’annessione culturale fa da filo conduttore alla ricerca di Russo che si concentra in particolare sulle fasi embrionali delle diaspore, con specifica attenzione all’importante comunità giudaico-ellenistica insediata per 400 anni ad Alessandria d’Egitto, tra il II secolo avanti e dopo Cristo, dove sono già presenti tutti i fattori caratterizzanti la successiva storia ebraica fino ai nostri giorni.
L’analisi dell’autore è rigorosa e approfondita sin dall’utilizzo delle fonti riportate in lingua originale (greco e latino) e tradotte dall’esperto studioso in italiano: i quattro libri dei Maccabei, la Septuaginta (la prima traduzione dell’Antico Testamento in lingua straniera, il greco), le opere di Strabone (60 a.C.-21 d.C.) e i quattro testi dell’uomo d’armi Tito Giuseppe Flavio (37-100 d.C.), orgoglioso ebreo e cittadino romano.
L’autore del libro “L’edera e la stella” focalizza l’attenzione sul cruciale incontro tra l’ebraismo e l’ellenismo, che matura con la crisi della Grecia classica e le conquiste egemoniche di Alessandro Magno dal Nilo all’Indo fino alla presa dell’Egitto da parte di Roma (Cesare, Marco Antonio e Ottaviano): le città greche, conservando il ruolo di guida culturale, determinano un osmosi tra l’ellenismo e la millenaria cultura egiziana, ponendo gli ebrei di fronte al solito dilemma tra l’adeguamento al nuovo mondo, con la strada obbligata dell’integrazione, e il suo rifiuto, con la scelta dell’isolamento, ma anche dei conflitti interni e delle persecuzioni. L’approfondimento di questo periodo è cruciale per comprendere la successiva storia ebraica, fatta di avvicendamenti tra tolleranza, oppressione e diaspore.