Auto “sparite” in Europa e “ripulite” in Italia: undici arresti e l’ombra della Locale di ‘ndrangheta
Un sistema apparentemente semplice ma alquanto sofisticato per ridare “nuova vita” a diverse auto, soprattutto vetture di prestigio, rubate in altre nazioni europee e poi portate in Italia con una parvenza di piena legalità.
Un business messo in atto da una presunta organizzazione - composta da oltre una decina persone, nove delle quali sono oggi finite in carcere e due ai domiciliari - ma con dietro l’ombra della ‘ndrangheta calabrese, in particolare della cosiddetta “locale” di Bra, in provincia di Cuneo.
La vicenda prende inizio un anno fa, nel mese di maggio del 2020. Quanto gli investigatori della Polizia Stradale del capoluogo piemontese, in particolare proprio della Sottosezione di Bra, e della Polizia Giudiziaria di Torino, coordinati dalla Procura di Asti, hanno iniziato una complessa indagine – denominata “Prestige” - nei confronti di alcune persone che vivevano nell’hinterland braidese, sospettate di essere coinvolte in un traffico illecito di documenti di circolazione ed autovetture di alta gamma.
È così che si è arrivati a scoprire un “meccanismo” basato su un “sistema” consolidato di istanze inoltrate alle autorità tedesche, con le quali si richiedeva l’immatricolazione di auto, per lo più Bmw e Mercedes.
Auto, come accennavamo all’inizio, rubate in vari Stati europei, e che per “ripulirle” venivano usate delle carte di circolazione italiane in bianco, anch’esse rubate, compilate falsamente con i dati identificativi delle vetture di provenienza illecita.
Con questo escamotage si riusciva quindi a ottenere la targa di tedesca e subito dopo il mezzo veniva quindi radiato per l’esportazione e quindi importato formalmente nel nostro Paese, dove veniva immatricolato definitivamente con targhe italiane.
Gli elementi raccolti, frutto di un’intensa attività investigativa di carattere prettamente tecnico, hanno consentito di acquisire degli elementi indiziari ritenuti “precisi e circostanziati” anche nei confronti di alcuni personaggi considerati collegati alla criminalità organizzata, e residenti nella provincia di Cuneo, si tratta un 64enne e un 66enne.
IL “COLPO” ALL’UNICREDIT
Le indagini, poi, oltre ad evidenziare delle gravi responsabilità quanto al riciclaggio e alla ricettazione dei veicoli in una dimensione transnazionale, ha portato alla luce anche delle specifiche responsabilità quando all’accesso abusivo ai sistemi informatici della Banca Unicredit, con lo scopo di appropriarsi della somma di poco più di 347 mila euro.
Gli inquirenti spiegano come il sistema escogitato, prevedesse la variazione dei certificati digitali di alcuni conti correnti di ignare società di capitali attive nell’hinterland torinese, da utilizzare così per disporre bonifici online da far confluire su conti esteri aperti a questo scopo in Germania e Slovacchia.
Le operazioni, sviluppate con la complicità di un cittadino tedesco, non erano state poi portate a compimento solo perché bloccate dai sistemi di sicurezza dello stesso istituto di credito.
Durante le operazioni, eseguite il 30 marzo scorso tra la provincia di Cuneo, Torino e Brindisi, sono state effettuate anche delle perquisizioni nei confronti degli indagati e che hanno portato a ritrovare e sequestrare delle targhe di veicoli rubati e della documentazione cartacea utile al prosieguo delle indagini.
Il procedimento penale per la posizione di alcuni degli indagati è stato trasmesso per competenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, dove nei confronti di due dei coinvolti si è ipotizzata anche l’aggravante mafiosa. Per gli inquirenti avrebbero agevolato appunto la "locale” di Bra.