Dragaggi, Arpacal: Calabria autosufficiente per caratterizzazione e analisi sedimenti marini
La Calabria è “autosufficiente nella delicata fase di caratterizzazione e classificazione dei sedimenti marini e salmastri”. È quanto afferma il direttore scientifico dell’Arpacal, Michelangelo Iannone, in riferimento alla conclusione delle analisi ecotossicologiche eseguite su campioni di sedimenti marini prelevati nel Porto di Roccella Jonica, in provincia di Reggio Calabria.
“L’Arpacal, attraverso la sinergia dei suoi laboratori biotossicologici dei dipartimenti di Crotone e Cosenza, ad oggi è l’unico soggetto pubblico sul territorio regionale in grado di svolgere le attività che la normativa nazionale impone nei casi in cui, ad esempio, le opere di dragaggio dei porti necessitino di una movimentazione di materiale da escavo per riposizionarlo altrove”, ha continuato Iannone.
Le analisi, obbligatorie per legge, venivano infatti commissionate a soggetti terzi fuori Regione, rappresentando un notevole aggravio in termini di costi e tempi di consegna per le imprese incaricate. Ora l’Arpacal è in grado di supportare scientificamente, per le parti di competenza, tutte le operazioni di caratterizzazione e analisi dei sedimenti in Calabria, e non solo. Analisi che hanno un costo che i Comuni calabresi possono sostenere attingendo a fondi specifici, attivati ad hoc dalla Regione Calabria, finanziati dai Comuni stessi o da altri Enti
A coordinare le attività tecniche è Emilio Cellini, dirigente del C.R.S.M. - Centro Regionale Strategia Marina - e del laboratorio biotossicologico del Dipartimento Provinciale di Crotone.
“Il sedimento marino sottoposto ad escavo – spiega Cellini - deve essere classificato mediante analisi chimiche, fisiche ed ecotossicologiche, le cui risultanze ne definiscono la specifica destinazione in funzione della loro qualità e dell’effettiva pericolosità per l’ambiente”.
Con il D.M 173/16 si conferma, quindi, una vera e propria “inversione culturale” cha dà centralità all’approccio ecotossicologico, ed alla quale viene riconosciuta ufficialità e priorità nell’esecuzione delle analisi sui sedimenti marini, nell’ottica di una valutazione ponderata e integrata tra dati analitici.
“La normativa – continua Cellini - prevede l’uso di una batteria minima di saggi ecotossicologici, composta da tre organismi appartenenti a gruppi tassonomici ben distinti (batteri, alghe, crostacei, molluschi, echinodermi), che esprimono diversa sensibilità alle sostanze tossiche eventualmente associate alla matrice sedimento”.
Dopo oltre un decennio di esperienza maturata presso il Laboratorio Biotossicologico del Dipartimento Provinciale di Crotone, Francesca Stefanizzi (attualmente in forze al Laboratorio Biotossicologico del Dipartimento Provinciale di Cosenza) e Cellini (Direttore del Centro Regionale Strategia Marina) avendo messo a punto negli anni il corredo strumentale necessario, partecipato a numerosi Gruppi di Lavoro, momenti formativi e di prove di interconfronto, oggi dichiarano pienamente esecutiva la linea analitica ecotossicologica sui tre livelli trofici richiesti dalla norma.
“Punto di forza – dichiara Stefanizzi – è il terzo livello trofico con la scelta del Riccio di mare, una specie test disponibile in Calabria e la cui metodica, abbondantemente convalidata a livello nazionale, consente il raggiungimento di un importante obiettivo di servizio analitico”.
Oggettiva la complessità del test che richiede una attenta e specifica padronanza della metodica, delle tecniche di trasporto e conservazione della specie, conoscenze biologiche ed embriologiche al microscopio, ed ancor più capacità di elaborazione dei dati prodotti per la definizione dei livelli di tossicità. A questo proposito si evidenzia che nell’ambito di un apposito gruppo di lavoro nazionale, Arpacal fornirà il proprio contributo nelle ridefinizione dei valori di tossicità riportati nella norma vigente.
Sulla base delle dotazioni strumentali e dei percorsi formativi maturati negli anni, Arpacal ha scelto la seguente combinazione di saggi biologici attenendosi a quanto previsto dalla Tabella 2.3 riportata nel D.M. 173/16 e utilizzando metodologie analitiche conformi a protocolli standardizzati: I tipologia: saggio biologico su sedimento marino tal quale con Vibrio fischeri, un batterio marino unicellulare, capace di emettere luce in condizioni ottimali. L’uso di uno specifico strumento, il luminometro, consente di misurare la riduzione della bioluminescenza emessa dai batteri appartenenti alla specie Vibrio fischeri, quantificando l’effetto tossico dopo l’esposizione alla matrice saggiata.
II tipologia: saggio biologico su elutriato di sedimento marino con Pheodactylum tricornutum, una microalga marina bentonica. La valutazione dell’effetto tossico, ovvero l’inibizione o la stimolazione della crescita algale, viene determinata attraverso un metodo indiretto di conta cellulare che prevede la misura spettrofotometrica dell’assorbanza a 670 nm.
III tipologia: saggio biologico su elutriato di sedimento marino con Paracentrotus lividus (saggio di sviluppo larvale). L’esposizione degli zigoti ottenuti dall’unione della sospensione spermatica con la sospensione di uova al campione in esame consente di valutare il successo dello sviluppo embrionale, ovvero il raggiungimento dello stadio di pluteo a 4 braccia. L’effetto della matrice saggiata, di cui si vuole valutare la tossicità, viene rilevato dalla percentuale di plutei malformati rispetto ad un controllo con acqua di mare, mediante l’uso del microscopio ottico. Gli effetti embriotossici dei campioni consentono di distinguere i plutei malformati, ovvero larve sviluppate ma con malformazioni scheletriche o all’apparato digerente, da fasi pre-larvali di blastula, gastrula, prisma e pluteo precoce, le quali invece non hanno raggiunto il loro completo sviluppo.