Dossier Legambiente, in Calabria demoliti solo 133 abusi su mille ordinanze

Calabria Attualità

Sono solo 133 le strutture abusive demolite in Calabria su oltre mille ordinanze emesse. È quanto emerge dal dossier “Abbatti l’abuso” di Legambiente che centra l’attenzione proprio sui mancati abbattimenti edilizi nei comuni italiani, e dal quale emerge anche e con chiarezza una Penisola decisamente spaccata in due.

Dal 2004 al 2020, dunque, su 1.192 ordinanze di demolizione emesse, ne sono state effettuate appena l’11,2%. Gli immobili abusivi trascritti al patrimonio immobiliare del Comune sono stati appena 5, lo 0,4%. Delle restanti ordinanze non ottemperate, 1.059, 33 sono state quelle trasmesse al Prefetto.

Ma c’è di più: per Legambiente la nostra regione conquista anche la “maglia nera” per la trasparenza delle pubbliche amministrazioni, dato che solo 15 enti su 404 hanno risposto al questionario inviato.

La provincia peggiore è stata quella di Crotone con un risultato pari a zero, preceduta da Vibo Valentia (2%), Reggio Calabria (2,1%) e Catanzaro (3,8%).

PARRETTA: “NON SIAMO SORPRESI”

Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria parla quindi di “numeri preoccupanti che dimostrano ancora una volta come l'abusivismo edilizio in Calabria sia una tra le tante piaghe di questa regione colpita da una cementificazione selvaggia che deturpa il nostro territorio ed in particolare le splendide coste, luoghi tra i più colpiti dal fenomeno”.

“Si tratta purtroppo - aggiunge - di numeri che non stupiscono alla luce del Rapporto Ecomafia che Legambiente ha presentato lo scorso mese di dicembre e che vedeva la Calabria al terzo posto nel ciclo illegale del cemento con 1.173 reati, 1.352 persone denunciate, 9 persone arrestate e 459 sequestri avvenuti nel 2019”.

Parretta confessa infine di non essere sorpresa dai dati del Dossier “ma – conclude - siamo sempre più amareggiati ed allo stesso tempo motivati a continuare le nostre battaglie per contribuire al ripristino della legalità in Calabria e al rispetto dell’ambiente”.

La situazione non migliora però nelle altre regioni del Sud Italia, dove il fenomeno dell'abusivismo edilizio ha compromesso il territorio.

IL SUD MAGLIA NERA

Così sulla base delle risposte complete restituite da 1.819 comuni (su 7.909) al questionario di Legambiente, nella Penisola, dal 2004, anno dell'ultimo condono, e fino al 2020, è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo, un dato “trainato” dall’attività degli enti locali delle regioni del Centro Nord.

Nel Sud Italia, a parte la Basilicata, con un 26% di ordinanze di demolizioni eseguite, la Puglia si piazza in fondo alla classifica con un misero 4%, preceduta dalla Calabria (11,2%), dalla Campania (19,6%), dalla Sicilia (20,9%) e dal Lazio (22,6%).

In particolare in Puglia, Sicilia e Calabria, tra le regioni più segnate dalla presenza mafiosa e dove stando all'ultimo rapporto Ecomafia si concentra il 43,4% degli illeciti nel ciclo del cemento registrati in Italia nel 2019, sono state emesse 14.485 ordinanze di demolizione (con la Campania a guidare la classifica nazionale con 6.996 provvedimenti di abbattimento) e ne sono state eseguire appena 2.517, pari al 17,4%.

In altri termini, cinque volte su sei l'abusivo ha la quasi matematica certezza di farla franca. Può andargli ancora meglio se l’immobile è stato realizzato lungo le coste: se si considerano solo i comuni litoranei, infatti, la percentuale nazionale di abbattimenti scende a 24,3%.

IL PASTICCIO DEL MINISTERO

Un allarme sui dati a cui si aggiunge anche il “pasticcio” generato nelle scorse settimane dalla circolare interpretativa inviata dal Ministero dell'Interno a tutte le prefetture che va ad azzerare l’efficacia della norma, inserita nella L.120/2020, il cosiddetto Decreto Legge Semplificazioni, che attribuisce ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all’inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono.

Ecco che applicando le disposizioni della circolare ministeriale - denuncia Legambiente - si va a restringere l'ambito d'azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l'entrata in vigore della legge e, escludendo tutte le ordinanze su cui sia pendente un ricorso per via amministrativa, decine di migliaia di manufatti illegali sono destinati a rimanere esattamente dove sono, com’è successo finora.

A confermare l’inequivocabile senso della norma sono le 935 ordinanze inevase trasmesse, da settembre 2020 a marzo 2021, dai Comuni alle prefetture.

ABBATTERE È UN DETERRENTE

“Procedere con gli abbattimenti - spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - è il migliore deterrente perché si scongiuri il sorgere di nuovi abusi edilizi. Il quadro che emerge dal nostro dossier conferma la necessità, non più procrastinabile, di avocare allo Stato il compito di riportare la legalità dove le amministrazioni locali non sono riuscite a farlo per decenni”.

Per questo, su proposta di Legambiente, lo scorso, anno è stata approvata una norma inserita nel Dl Semplificazioni che assegna alle prefetture la responsabilità di demolire stante l’inerzia prolungata dei Comuni.

“Ma con la sconcertante circolare interpretativa della legge del Ministero dell’Interno - prosegue Ciafani - ora ciò verrà meno andando a tradire il senso e l’obiettivo di quanto approvato in Parlamento. Per questo abbiamo elaborato un emendamento all’ultimo decreto “Semplificazioni” del governo Draghi con l’obiettivo di ricondurre a un’interpretazione autentica della disposizione, nel pieno rispetto della ratio legis, fugando ogni margine di dubbio circa la sua applicazione”.

Alla ministra Lamorgese e al Parlamento Legambiente chiede quindi “di rivedere e correggere la nota interpretativa del ministero riaffermando il potere d’intervento dei Prefetti su tutte le ordinanze emesse dai Comuni. Per liberare il Paese dallo sfregio del cemento selvaggio e dall’abusivismo impunito serve un netto cambio di direzione che solo la classe politica può intraprendere, non sono ammessi più ritardi o passi falsi”.