Pomodoro importato e spacciato per italiano: finisce nei guai impresa reggina
C’era un’evidente differenza tra il pomodoro effettivamente acquistato e quello successivamente commercializzato come prodotto Made in Italy: una differenza di circa 9 mila chili, scoperta dai Carabinieri per la Tutela Agroalimentare nel corso di un’operazione volta alla tutela delle indicazioni geografiche protette.
Si tratta dell’operazione Scarlatto Quattro, svolta tra Calabria e Sicilia ed orientata, per l’appunto, sulla produzione e commercializzazione di prodotti a base di pomodoro. Nello specifico, un’azienda operante nella provincia di Reggio Calabria avrebbe commercializzato, nel corso del 2020, ben 9 tonnellate in più di pomodoro.
Le indagini dei militari hanno permesso di appurare come l’azienda abbia importato dall’estervo almeno 70 tonnellate di pomodoro, spacciandolo poi per prodotto italiano. Un reato costato una denuncia per frode nell’esercizio del commercio al rappresentate legale ed al preposto alla vendita.
Discorso analogo in provincia di Siracusa, dove un’altra azienda imbottigliava una salsa di pomodoro utilizzando il marchio del Pomodoro di Pachino Igp, pur non essendo autorizzata dal consorzio. Le indagini hanno permesso di appurare come i pomodori fossero effettivamente certificati, ma la mancanza di autorizzazione è costata una sanzione da 5 mila euro ed il sequestro di oltre 9 mila bottiglie: circa 5 tonnellate di salsa per un valore di 30 mila euro.