Il Pc si riorganizza a Crotone, Vincenzo Pisano eletto segretario provinciale
Il Partito Comunista si riorganizza nel Crotonese. Nel corso del congresso provinciale, che si è svolto al circolo Arci “le 100 Città” di Crotone, è stato nominato il nuovo segretario provinciale. A guidare il Partito Comunista sarà Vincenzo Pisano, 47 anni, di professione medico veterinario presso l’ASP di Crotone. L’apertura del congresso si è tenuta con la relazione di Saverio Valenti seguita dai saluti del Segretario generale Marco Rizzo. All’evento sono stati presenti il responsabile regionale della Federazione dei Giovani Comunisti. A conclusione dell’evento l’intervento del segretario regionale Franco Adamo.
“Ringrazio le compagne, i compagni, i simpatizzanti , i semplici cittadini intervenuti a questa che mi piace definire una giornata storica per la città di Crotone e per tutto il circondario” sono state le parole del neo segretario provinciale.
Nella relazione ha posto l’accento sul “ritorno del Partito Comunista a Crotone, in luogo storico del movimento operaio e attualmente naturale per le condizioni dei lavoratori tutti che vivono le condizioni di vita della città capoluogo e del circondario”. Vincenzo Pisano ha poi specificato “Non è certo nostalgia la mia, e non è nemmeno campanilismo storico e politico; sarebbero tanti gli argomenti da affrontare e tante le questioni su cui disquisire, ma oggi siamo qui in questa sede, solo per aprire un congresso voluto fortemente, da me stesso, dal Segretario Generale Marco Rizzo e da tutti i compagni qui intervenuti, Crotone e la sua provincia ha da sempre rappresentato, nella storia del movimento operaio e contadino, un punto di riferimento serio ed univoco per la Regione Calabria e qui la “Lotta di classe” si è fatta sentire e si sente ancora nel valore proprio del suo significato”.
Non ha nascosto le difficoltà: “Certo, oggi non è semplice essere comunisti; tutti, a partire dalla comunità europea, alla classe politica sia di centro destra che di centro sinistra (che definirei classe apolitica, nel senso Gramsciano del termine ) ci tacciano di essere obsoleti, retorici, gretti , arretrati e si limitano a definirci dei “semplici nostalgici” di un’ idea che non ha più senso, non ha più valore, non ha più lume, non ha più modo di essere applicata e/o proposta”.
“Io credo – ha affermato il segretario Provinciale Pisano - che questo mediocre giudizio si possa addebitare a una classe politica debole, falsa, ipocrita che ha paura di una vera alternativa all’attuale politica dove a governare e l’alta finanza, le banche e i governicchi proni alla BCE e alla CE. Se ci fate caso, oggi non esiste grossa differenza tra il centro destra e il centro sinistra. Entrambi perseguono un modo di fare politica che è la stessa faccia della medaglia; il liberismo più sfrenato, senza regole”.
A conclusione del suo intervento “Noi, come Partito Comunista arrivato sino al terzo millennio e memoria storica e politica chi “viene da lontano e vuole andare lontano, siamo testardamente ancora qui perché vogliamo essere un partito di parte, un partito di classe; vogliamo essere presuntuosamente ma anche oggettivamente essere un partito ancora di classe, e rappresentare quindi gli interessi dei lavoratori e le occupazioni umane di “Classe”, linee politiche che sono state completamente accantonate dalla pseudo-altero sinistra e in molti casi anche blasonate anche dai Sindacati Confederati, in primis la CGIL, diventata solo concertativa, poco propositiva e poco combattiva”.
“E allora noi, oggi, come Partito Comunista ci assumiamo la responsabilità di riproporre e riportare in auge quei temi che sono cari ai lavoratori e che portino tutti i lavoratori stessi, i precari, gli interinali, le partite iva, i piccoli imprenditori, gli artigiani e tutti quei lavoratori che vivono situazioni di disagio e che ,a testa china ,sono costretti per amore delle proprie famiglie ad accettare delle situazioni lavorative massacranti, senza nessuna tutela, senza nessuna garanzia; condizione questa che oggi si palesa con le centinaia di morti sul lavoro volute da chi ancora oggi considera i lavoratori “Oggetto della produzione” minando i diritti fondamentali”.