Aumento prezzi materie prime, Confartigianato: in Calabria pesa per 309 milioni
Aumentano i prezzi delle materie prime in Italia: un incremento che in Calabria pesa per 309 milioni di euro. In particolare parliamo di una situazione molto difficile per 18 mila MPI di manifattura e costruzioni. Si sono registrati in estate i primi segnali di rallentamento dell’escalation dei prezzi che interessa 11 mila imprese artigiane.
Sono i dati resi noti dall’Osservatorio MPI Confartigianato Imprese Calabria relativi allo studio sul caro-commodities no energy.
L’Italia è particolarmente esposta all’aumento dei prezzi delle materie prime, essendo la seconda economia dell’UE per produzione manifatturiera, con una alta dipendenza dall'estero di commodities. Inoltre, ai segnali di prezzo si associano quelli di una rarefazione delle materie prime.
Gli acquisti di materie prime delle micro e piccole imprese della manifattura e delle costruzioni nel 2020 sono calcolati pari a 156.096 milioni di euro, costituti per il 75% da acquisti delle MPI manifatturiere e per il rimanente 25% da input acquistati dalle MPI delle costruzioni. In questi due comparti l’incidenza sul fatturato degli acquisti di materie prime è del 42,5%, più elevato nella manifattura (46,6%) rispetto alle costruzioni (33,1%).
Sulla base di un modello controfattuale, si stima che in Calabria 18 mila micro e piccole imprese della manifattura e delle costruzioni, che danno lavoro a 47 mila addetti, siano interessate da uno shock sui maggiori costi delle materie prime che su base annua, ceteris paribus, vale 309 milioni di euro, pari allo 0,9% del PIL, inferiore a quello nazionale (2,6%). Valore quest’ultimo che ne misura l’impatto e che posizione la nostra regione in ultima posizione nella classifica nazionale.
A livello provinciale i maggiori costi delle materie prime, su base annua, valgono 115 milioni di euro a Cosenza, interessando 7.017 MPI delle costruzioni e manifatturiere e i loro 17.435 addetti, 65 milioni di euro a Catanzaro, interessando 3.650 MPI e i loro 9.923 addetti, 73 milioni di euro a Reggio di Calabria, interessando 4.528 MPI e i loro 11.033 addetti, 27 milioni di euro a Crotone, interessando 1.600 MPI e i loro 4.178 addetti e 29 milioni di euro a Vibo Valentia, interessando 1.636 MPI e i loro 4.390 addetti.
“Il prezzo troppo elevato delle materie prime rappresenta un duro colpo ai bilanci delle aziende che paradossalmente in alcuni dovranno rinunciare a lavorare sia per il prezzo troppo elevato delle materie prime sia per la difficoltà a reperirle sul mercato – affermano il presidente e il segretario regionale di Confartigianato Imprese Calabria, Roberto Matragrano e Silvano Barbalace -. Le nostre aziende rischiano di rallentare la produzione a causa di materie prime sempre troppo care e introvabili: questa situazione paradossale rappresenta un freno per la produzione e quindi per la ripresa. Un aumento persistente del tasso di inflazione potrebbe innescare un cambio di direzione della politica monetaria delle banche centrali, con rialzi dei tassi di interesse che rallenterebbero gli investimenti, ribaltandosi pericolosamente sulle imprese, ancora soggette a tensioni di liquidità, e sui bilanci dei paesi con elevato debito pubblico, come l’Italia, in cui un aumento della spesa pubblica per interessi verrebbe finanziato con incrementi di imposte, generando ulteriori effetti recessivi. In tale contesto – concludono Matragrano e Barbalace - per allentare la pressione sui prezzi degli input produttivi, diventano prioritari gli interventi per ridurre il costo del lavoro delle micro e piccole imprese”.