Catanzaro, convegno dell’ordine degli architetti sul Ponte sullo Stretto
Ponte sullo Stretto: si, no, forse. Questo il titolo politico, volutamente provocatorio, di un importante convegno promosso e organizzato dall’Ordine degli Architetti della provincia di Catanzaro. Obiettivo principale dell’incontro è stato quello di rivendicare il diritto di potersi inserire nel vivo del più grande dibattito generale che sta accompagnando molte delle discutibili scelte e modalità di attuazione del Pnrr.
Tra queste vi è, per l’appunto, quella di scartare colpevolmente l’uso delle risorse di questo straordinario epocale piano di finanziamento proprio per procedere con la realizzazione del Ponte sullo Stretto. La circostanza è stata quindi anche una chiara pubblica denuncia della assordante latitanza delle decisioni della politica su certe importanti problematiche. Questioni di rilevanza strategica per lo sviluppo non solo dei due principali territori fisicamente interessati dall’opera, ossia la Calabria e la Sicilia, bensì dell’intera realtà economica nazionale, soprattutto quando osservata in un quadro geopolitico a scala più ampia.
La questione del “Ponte sullo Stretto che ancora non c’è” è infatti il simbolo di una politica che, nella indeterminatezza della sua azione ondivaga, continua a rivelarsi incapace di attuare strutturalmente misure per l’affermazione di aree meridionali del sistema “Paese Italia” storicamente penalizzate nella propria emancipazione. E tutto questo nonostante siano stati, già da tempo, spesi non pochi soldi pubblici per la produzione del progetto definitivo, con un avanzatissimo stato di elaborazione nel dettaglio.
Ad aprire i lavori è stato il Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Catanzaro, Eros Corapi, il quale, in veste di moderatore, ha introdotto nel dibattito un ricco e più che qualificato parterre di relatori che, da tecnici, hanno voluto affrontare la questione per lo più con contenuti squisitamente sul piano politico. E proprio per le pretese valenze politiche di ampio respiro, tra i saluti istituzionali, significativa è stata la presenza del Presidente del Consiglio della Regione Calabria, Antonio Mancuso, il quale, pur nel sottolineare le numerose criticità che l’Ente, da poco rinnovatosi, si trova a dover affrontare, ha espresso comunque il suo “si” al Ponte sullo Stretto.
A seguire, sempre tra i saluti, Giuseppe Macrì, già Presidente dell’Ordine degli Architetti della prov. di Catanzaro, insieme ad Antonino Renda, Presidente di Inarsviluppo, hanno voluto sottolineare come, al di là di ogni possibile forma di strumentalizzazione, per la realizzazione di questa grande infrastruttura nazionale, i primi a doverci credere sono proprio le regioni del Sud. In tal senso, evidenziando che, se vi può mai essere un reale futuro sviluppo per queste aree al centro del Mediterraneo, questo non può che avvenire lavorando nella sinergia politica fra gli enti, nonché con la consapevole unione di tutte le forze delle realtà territoriali locali.
Terminati i saluti istituzionali, ad entrare nel merito del tema vero e proprio sono stati Pino Falzea e Clarastella Vicari Aversa, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Ordine degli Architetti della provncia di Messina, i quali, ponendosi in sintonia con gli interventi che li hanno preceduti, hanno espresso anche il loro “si” alla necessità non più rinviabile della realizzazione dell’opera, evidenziando quelli che sono stati - e continuano ancora ad essere - i costi per la sua mancata costruzione.
Anna Carulli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, con la sua esperienza pluridecennale maturata nel campo della ecosostenibilità e della biocompatibilità, ha poi smascherato, pezzo dopo pezzo, tutti i deplorevoli espedienti adottati politica per procrastinare all’infinito l’indecisione e l’indeterminatezza a voler favorire la realizzazione dell’opera. Tra queste, ha voluto richiamare le risibili preoccupazioni per la flora e la fauna dello Stretto, nonché per un non meglio definito inquinamento generalizzato, come pretesti assolutamente privi di ogni serio documentato fondamento tecnico-scientifico.
A chiudere i lavori è stato l’illustre professore Enzo Siviero, ingegnere, architetto e docente italiano che ha dedicato gran parte della sua carriera alla progettazione di ponti e all'insegnamento delle strutture nella facoltà di architettura dell'Università di Venezia. Nella sua appassionante esposizione sulle sue storiche argomentazioni “pro-Ponte Sullo Stretto”, condotta sempre rigorosamente in bilico tra contenuti tecnici e motivazioni politiche, ha sapientemente illustrato anche le caratteristiche salienti del progetto orgogliosamente tutto italiano dell’opera.
Con riguardo al fenomeno degli attuali detrattori della fattibilità del ponte, ha tenuto ad evidenziare che, nonostante lo stesso non sia stato ancora realizzato in Italia, in altre parti del mondo sono stati realizzati ponti a campata unica progetti redatti proprio sulla base del modello del “Ponte di Messina Type”. Dunque, se vi sono ostacoli alla realizzazione del ponte, essi sono da qualificarsi non come fisico-tecnici ma politico-ideologici.
Infine, ha voluto ricordare che, se mai la storia ci ha insegnato qualcosa è proprio che “i muri” fisici, ove costruiti puramente per motivazioni ideologiche, sono destinati ad essere abbattuti. Proprio in questo senso, la grande Muraglia cinese ne costituisce l’esempio emblematicamente più monumentale.