Ciclo rifiuti: Regione, Città metropolitana e Arpacal a confronto sul nuovo impianto di Melicuccà
L’impianto di destinazione finale per lo smaltimento degli scarti di lavorazione dei rifiuti nel territorio di Melicuccà sarà al centro del tavolo tecnico convocato per domani negli uffici della Cittadella regionale e a cui prenderanno parte tutti i soggetti direttamente coinvolti, ovvero la Regione Calabria, la Città metropolitana rappresentata dal consigliere delegato, Salvatore Fuda, l’Arpacal e l’Autorità idrica regionale. Nel corso della riunione verrà ripercorso l'intero iter riguardante la nuova infrastruttura con particolare attenzione alla questione relativa alla compatibilità dell’entrata in esercizio dell’impianto con la presenza della sorgente Vina.
In questa direzione la Città metropolitana, evidenzia il consigliere Fuda, “ha sempre mantenuto una linea operativa improntata alla massima coerenza, chiarendo da subito che l’integrità dell’approvvigionamento idrico nelle zone interessate dall’opera, debba essere prioritaria e assolutamente centrale rispetto all’attivazione dell’impianto stesso”. In questo contesto, prosegue il consigliere metropolitano, “riteniamo che sia necessario andare oltre l'analisi condotta dal CNR poiché gli esiti di tale lavoro non hanno risposto in modo soddisfacente a quello che è il vero interrogativo da cui dipende l’intera vicenda, ovvero se la falda che alimenta la sorgente Vina possa subire degli eventuali effetti nocivi dall’entrata in esercizio dell’impianto che si trova ad una distanza di oltre 3 chilometri da essa”.
A questo quesito il CNR non ha risposto in modo esaustivo, rimarca il rappresentante di Palazzo “Corrado Alvaro”, “limitandosi ad effettuare un’analisi del sottosuolo, tra l'altro solo in prossimità della vasca realizzata, concludendo con una ovvietà: siccome la falda è alimentata dalle precipitazioni che interessano il bacino di riferimento, anche le precipitazioni che cadono sulle aree dell’impianto, che parzialmente ricade nel bacino della sorgente Vina, potrebbero arrivare, in condizioni estreme, a contribuire all’alimentazione della stessa. Una valutazione, questa, secondo i tecnici che seguono la vicenda, abbastanza scontata e di cui tra l’altro avevamo già da tempo piena contezza ma che non affronta il vero tema e cioè la compatibilità dell’entrata in esercizio dell’impianto con la sorgente Vina che sta, come detto, a oltre tre chilometri di distanza. C’è anche da tenere in considerazione che nella stessa area è già presente una vecchia discarica che finora non ha avuto nessun impatto sulla sorgente. Sulla vecchia discarica chiederemo il potenziamento del monitoraggio e speriamo che presto possa essere ripreso il percorso di bonifica, quello sì urgentissimo, rallentato dalle note ultime vicende di giustizia amministrativa”.
Dunque, sottolinea il consigliere Fuda, “la nuova infrastruttura, che peraltro è un impianto di destinazione finale degli scarti di lavorazione per nulla assimilabile ad una discarica di vecchia concezione in quanto rispondente ai più moderni standard tecnologici e alle normative vigenti in materia, non rappresenta e non deve essere vissuta dalle comunità del territorio come una minaccia ambientale. La Città metropolitana in primis, insieme agli altri attori istituzionali, ha sempre sostenuto che l’attivazione dell’impianto avverrà nel rispetto di tutte le norme previste per la tutela della sorgente Vina e quindi della salute pubblica".
È assurdo pensare, sottolinea Fuda, "che le Istituzioni operino con l’intento di procurare danni all’ambiente. Spesso, su questa vicenda, capita di ascoltare opinioni che si fondano sulla disinformazione e prive di qualsivoglia addentellato ai principi tecnico-scientifici e alle norme che regolano la materia.
Pertanto la Regione ha avviato un percorso, di concerto con gli altri enti che sono preposti alla gestione di questa vicenda, coinvolgendo l’Arpacal e l’Autorità idrica della Calabria - conclude Fuda - come soggetti pubblici deputati a prendere parte a quello che è il processo di definizione della cosiddetta area di salvaguardia della sorgente Vina entro la quale alcune attività certamente non si potranno svolgere. Al CNR si era chiesto appunto un’attività tecnica che fornisse dati utili proprio alla definizione dell’area di salvaguardia, ma nel documento finale questa restituzione manca. Per questo gli organi tecnici hanno chiesto già da tempo che il lavoro venga adeguatamente integrato. In ogni caso, solo definendo la questione dell’area di salvaguardia della sorgente, saremo in grado di dire se è possibile attivare o meno il nuovo impianto, sempre nel pieno rispetto delle norme poste a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini”.