Estorsione, assolto noto imprenditore: il fatto non sussiste

Cosenza Cronaca

Il fatto non sussiste: così un imprenditore di Mirto Crosia è stato assolto dal Tribunale di Castrovillari. L’uomo era stato accusato di estorsione in concorso con un’altra persona residente a Cirò, nel crotonese. La Procura della Repubblica in sede di requisitoria aveva avanzato richiesta di condanna a 5 anni di reclusione.

Per l’accusa i due imputati, in concorso tra loro e in tempi diversi, avrebbero evitato di pagare alcuni lavori usando minacce sia di morte sia relative al furto e al successivo ritrovamento di un natante.

Vittime due fratelli, anche loro noti imprenditori di Mirto Crosia, di cui uno costituitosi parte civile nel processo penale al fine di chiedere la condanna di entrambi gli imputati ed un importante risarcimento del danno.

I fratelli hanno quindi sporto una denuncia e riferito che gli imputati avessero commissionato dei lavori in ferro da consegnare a Cirò Superiore ma che, una volta effettuati, non sono stati retribuiti.

Nello specifico, e per come raccontato, gli imputati, dichiaratisi appartenenti ad ambienti malavitosi, avrebbero ordinato ai due imprenditori di desistere dal chiederne il pagamento.

Vari gli ulteriori episodi denunciati, tra cui il ritrovamento sulla spiaggia di una imbarcazione precedentemente lasciata in una zona custodita del porto di Cariati. In quell’occasione, uno dei due imputati avrebbe testualmente affermato: “Adesso la barca l’hai trovata, la prossima volta non la trovi più”.

Continuando nella denuncia le vittime evidenziavano quello che a loro dire sarebbe stato l’episodio più grave di minaccia verificatosi in Germania ai danni di un loro congiunto titolare di una pizzeria.

Quest’ultimo avrebbe ricevuto una telefonata sul numero fisso, da parte di un italiano che, con un accento della zona di Cirò, lo avrebbe invitato ad uscire dal locale per ritirare un pacco.

Fuori vi sarebbe stata un’autovettura con a bordo due persone, una scesa delle quali, una volta scesa dalla macchina e lo avrebbe colpito in testa con un bastone, mentre l’altra impugnava una pistola.

Tornato nella pizzeria dopo l’aggressione, il malcapitato avrebbe poi ricevuto un’ulteriore telefonata nel corso della quale un soggetto gli avrebbe testualmente detto in dialetto cirotano: “questo è per tuo padre e per tuo zio… glielo hai detto a tuo padre? Se no andiamo noi a dirglielo”.

Si è dunque andati a processo, davanti al Tribunale di Castrovillari in composizione collegiale. Durante l’istruttoria dibattimentale sono state escusse le testimonianze di tutti i testi indicati dalla Procura, dalla parte civile costituita e dalla difesa.

Le parti offese hanno ripercorso i vari momenti e le varie dinamiche relative agli episodi denunciati, mentre altri testi hanno confermato le minacce dell’imputato.

L’ascolto un ispettore superiore della Polizia di Stato è stato incentrato su una nota redatta dalla Prima Sezione Squadra Mobile di Crotone, Sezione Criminalità Organizzata e Catturandi, nonché sulla personalità di uno dei due imputati, descritto come elemento sodale alla cosca Farao Marincola che per diverso tempo si sarebbe associato ad un capo della stessa cosca poi rimasto ucciso in un agguato.

In sede di requisitoria il pm ha chiesto la condanna a 5 anni di reclusione per ognuno degli imputati. Richiesta alla quale si è associata la parte civile insistendo nella condanna penale e nel riconoscimento di un congruo risarcimento del danno.

Ma come detto il Tribunale in composizione collegiale, in totale accoglimento delle richieste avanzate dalla difesa, ha assolto entrambi gli imputati con la formula perché il fatto non sussiste.