Calabria Film Commission, Slc Cgil: “Convolta in un’indagine di corruzione? Serve chiarezza”.
“Apprendiamo con inquietudine che il Tribunale del Riesame di Salerno ha disposto una serie di misure interdittive e restrittive relativamente ad una indagine di corruzione in atti giudiziari aggravata dal metodo mafioso, in cui emergerebbe un coinvolgimento anche della Calabria Film Commission.”
A riportalo in una nota è il Sindacato Lavoratori Comunicazione Cgil Calabria, che avanza: “Secondo l’accusa, tra le altre cose contestate, ci sarebbe in riferimento ad un bando risalente a gennaio 2019, l’aver favorito, il finanziamento di un lungometraggio per un importo pari a 175mila euro, per amici e parenti delle persone coinvolte nell’indagine”.
“Partendo da un principio pienamente garantista verso i soggetti coinvolti e non volendo entrare nel merito della vicenda giudiziaria che ci limitiamo unicamente a riportare, - precisano dal sindacato - siamo però assolutamente turbati da un punto di vista etico e morale, per le dinamiche che emergerebbero e che da anni denunciamo con forza basandoci sulle segnalazioni dei tanti lavoratori e professionisti calabresi del settore cinematografico".
"E cioè che la Calabria Film Commission, troppe volte in tutta la sua storia, ha preferito e adottato logiche “particolari” e interessi di parte non mettendo al primo posto la valorizzazione dei talenti e delle maestranze locali, non premiando merito, competenza e professionalità. Se quanto emerge dalle indagini trovasse conferma, - chiosa la Slc Cgil Calabria - si paleserebbe un sistema di finanziamento pubblico nel comparto del cinema dell’ambito della produzione culturale basato su un sistema “clientelare” volto a favorire amici, parenti e conoscenti.”
Slc Cgil Calabria ribadisce che si tratta di “un sistema più volte denunciato non solo dal sindacato, ma anche da tanti professionisti che negli anni hanno partecipato ai vari bandi con aspettative e legittimi interessi, e che si sono visti scalzati ed esclusi. Persone che hanno dovuto ricercare soluzioni e sostegno fuori regione, creando occupazione fuori dai confini regionali, e raggiungendo successi e premi lontani dalla loro amata terra. Negli anni e con diverse gestioni e differenti colori politici la Calabria Film Commission ha avuto a disposizione milioni e milioni di euro.”
“Quanto si è contribuito a far uscire la Calabria dalla marginalità turistica, economica e culturale? Quanto sono stati sostenuti produttori e produttrici, registi e registe, attori e attrici calabresi? Truccatori e truccatrici? Direttori e direttrici della fotografia? Costumisti e customiste? Etc etc. etc. Quanta occupazione ha generato nel comparto della produzione culturale, questo fiume di contributi pubblici gestiti negli anni dalla Regione Calabria in ambito cultura e dalla Calabria Film Commission nello specifico settore della produzione audiovisiva?” Si chiede Slc Cgil Calabria, che sostiene: “Se questo è l’approccio con cui si vorrà procedere nella gestione dei fondi previsti dalle misure del PNRR, attraverso interventi a pioggia che non tengano conto del merito, della professionalità, dell’indotto occupazionale, forse è il caso di intervenire urgentemente prima che sia troppo tardi, e si sprechi l’ennesima occasione per la Calabria".
"La Regione Calabria convochi parti sociali e datoriali, costituisca una task force con l’ausilio delle direzioni territoriali del lavoro, delle prefetture, per la gestione in totale trasparenza dei fondi pubblici destinati ai vari settori del mondo della produzione culturale. Ancor prima della pianificazione, però, - avanza il sindaco - c’è l’esigenza non più rinviabile di realizzare un Piano per la Cultura che generi occupazione vera, valorizzi le professionalità di questa nostra amata terra senza condannare gli addetti calabresi della produzione culturale a ricercare fortuna oltre confine, contribuendo, al contempo, ad aumentare l’offerta turistica calabrese investendo sull’arte e sui mestieri che la Calabria ha da offrire.”
Slc Cgil Calabria, che si occupa di rappresentare le lavoratrici ed i lavoratori della comunicazione, si dichiara”in prima linea e con la massima intransigenza su una battaglia di legalità, giustizia sociale, salvaguardia del mondo del lavoro, e rinnovamento culturale, non escludendo di costituirsi parte civile in un eventuale processo che potrebbe derivare dalle indagini emerse”.