Sos rinnovabili, lanciato l’appello dal Centro Agroalimentare di Lamezia
"Unisciti anche tu al popolo delle rinnovabili: per sostenere una politica ambientale; per il futuro di un’Italia libera dal nucleare; per il bene dei nostri figli”. Questo l’appello significativo lanciato nel corso della mobilitazione che si è svolta lo scorso 1 aprile a Lamezia Terme presso il Centro Agroalimentare organizzata dal movimento “SOS Rinnovabili”.
Dopo Roma, Padova, Torino, Arezzo, Catania, Bologna, Firenze e Brindisi anche in Calabria si è concretizzata la mobilitazione contro il decreto “ammazza rinnovabili”. Una folla di cittadini, lavoratori, imprenditori ed operatori ha voluto dare voce alla protesta in difesa di un settore finora in crescita.
All’incontro sono intervenuti i rappresentanti di Confindustria Calabria, CNA Calabria e Confartigianato Calabria. Non sono voluti mancare all’importante appuntamento oltre 200 addetti ai lavori per manifestare contro il Decreto Romani che ha paralizzato, in pochi giorni, l’intero settore delle rinnovabili mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e arrecando numerosi disagi alle imprese.
Erano presenti, tra l’altro, i rappresentanti di alcune aziende calabresi ( Green-energy spa, Orisol Italia Srl, Solaria Srl, A&E Solution, TM Solution srl, Green & Green Srl, GES Italia spa, Rutigliano Spa, Sistemi Solari Tecnologici s.r.l.) oltre a molti liberi professionisti tra cui ingegneri e architetti.
Nel corso del suo intervento l’imprenditore Roberto Scognamiglio, uno dei rappresentanti del movimento, si è soffermato sulle finalità dell’incontro: “Il popolo delle rinnovabili si è riunito oggi per portare avanti lo slogan ‘i diritti non sono negoziabili ma solo difendibili’. Noi siamo qui per difendere un nostro diritto. Sos Rinnovabili è un movimento libero, non ha targhe politiche; è nato spontaneamente da una rete di imprenditori”. “Abbiamo iniziato ad investire in questo settore tre anni fa; sette mesi fa è stata varata una legge che ha inquadrato un investimento di durata 3 anni. Ad un mese dall’operatività del decreto il governo – ha tuonato Scognamiglio - ha deciso di cambiare le regole del gioco senza sentire il parere degli addetti ai lavori, motivato da informazioni limitate”. “Noi siamo ‘una democrazia dell’energia’ e possiamo dimostrare che l’Italia può diventare autosufficiente – ha concluso l’imprenditore - grazie all’unica risorsa che la natura ci ha donato: il sole e il vento”.
A margine dei lavori Giuseppe Speziali, past president di Confindustria Catanzaro e operatore del settore, ha dichiarato: “In un momento così delicato per il futuro energetico del mondo, l’indignazione parte proprio dalla società civile: è la voce del Popolo delle Rinnovabili che si unisce e si propaga in un’onda nazionale per chiedere al Ministro Romani e al governo di ripensare la politica energetica del Paese e continuare a sostenere un settore che offre lavoro a più di 150mila persone. Quello che è avvenuto oggi con il decreto “Ammazza Rinnovabili” è paragonabile all’innalzamento di un muro su una strada percorsa da un’auto lanciata ad alta velocità. Un settore in forte espansione con prospettive specialmente per le regioni meridionali di crescita e consolidamento si vede all’improvviso bloccato da un decreto sinceramente inspiegabile. Noi non siamo contro una regolamentazione che preveda un alleggerimento graduale degli incentivi, ma siamo convinti che ciò deve avvenire con la condivisione di tutti gli operatori e comunque non bisogna assolutamente penalizzare gli investimenti in corso di realizzazione”. “Cambiare le regole in corsa, tra l’altro, mina la credibilità del sistema Italia; laddove, infatti, non vi è certezza delle regole – ha precisato Speziali - è difficile attrarre investimenti e sviluppo”.
Molto sensibile all’argomento si è dimostrato l’Assessore alle Attività Produttive della Regione Calabria, On. Antonio Caridi, il quale ha inviato un messaggio di sostegno all’iniziativa.
“La Calabria, come buona parte delle regioni del Mezzogiorno, realizzerà nel prossimo futuro, buona parte della produzione elettrica da fonti rinnovabili. L’eolico, le biomasse e il solare, senza trascurare naturalmente l’idroelettrico, fonte storica della regione, saranno le fonti energetiche rinnovabili – ha evidenziato Caridi - che maggiormente verranno utilizzate, sulla base delle richieste di autorizzazione pervenute alla Regione Calabria e delle favorevoli condizioni meteo-climatiche.
La Regione Calabria partecipa quindi ampiamente alla politica energetica del sistema Paese.
La regione Calabria produce oggi circa il 30% dell’energia elettrica da fonte rinnovabile, ma se analizziamo i dati di riproducibilità, sulla base dei nuovi impianti già connessi alla rete, allora possiamo affermare che la quota rinnovabile rispetto al fabbisogno elettrico in Calabria si attesta al valore del 48% (non normalizzato), che è certamente in linea con quanto richiesto al Paese al 2020, dall’Unione Europea, (17%).
Il Decreto Romani sulle rinnovabili, emanato in recepimento della direttiva europea, deriva certamente dall’esigenza di creare un rapporto di corretto equilibrio tra la necessità di rendere efficienti le politiche di sostegno e legittime richieste di sviluppo non speculativo.
Il provvedimento dovrebbe, quindi, rispondere alla finalità primaria di promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili ai fini del raggiungimento degli obiettivi al 2020.
Dalle reazioni che si colgono invece si avverte – continua l’assessore regionale alle Attività Produttive - un clima di sfiducia rispetto al rischio, causato dal vuoto normativo e dalla mancanza di certezze, del pericolo di fuga per gli investitori esteri con conseguente perdita di molti posti di lavoro. Inoltre, la limitazione dell’applicazione del regime degli incentivi agli impianti connessi entro fine maggio compromette gli investimenti in corso, in quanto si determina il congelamento dei finanziamenti bancari, causando quindi il blocco degli impianti in costruzione”.
“Nella stesura dei provvedimenti relativi all’approvazione del nuovo conto Energia, rispetto al quale auspichiamo una maggiore condivisione con gli operatori e le categorie interessate, andrà tenuto conto – ha concluso Antonio Caridi - che sono circa 120.000 i lavoratori impegnati in Italia nel settore delle fonti rinnovabili e ben 20.000 posti di lavoro sono stati creati solo nel 2010 nel settore della green economy. Tale settore, solo nel 2010, ha registrato nel nostro Paese un giro d’affari pari a 13,9 miliardi di euro tra finanziamenti ed investimenti, ed è stato l’unico settore che non ha risentito della crisi economica”.