Bimbo aggredito nel cortile della scuola: a processo anche il preside

Reggio Calabria Cronaca

Anche la Scuola, nella figura del primo responsabile, il preside, sarà chiamata a rispondere dei gravi atti di bullismo ai danni di un bambino residente nel Reggino che all’epoca dei fatti, il 27 gennaio 2016, aveva solo 9 anni.

Il Pubblico Ministero della Procura del capoluogo dello Stretto, Vittorio Fava, al termine delle indagini preliminari del procedimento penale, parallelo a quello incardinato presso la Procura dei Minori, a carico all’allora dirigente scolastico del comprensivo in questione, ne ha disposto la citazione diretta a giudizio avanti il giudice monocratico del Tribunale di Reggio Calabria.

A.N., 70 anni, di Bagaladi, oggi in pensione, è accusato del reato di lesioni personali perché secondo gli inquirenti “nella sua qualità di preside dell’istituto scolastico (…), per colpa consistita nel non impedire l’evento che aveva l’obbligo giuridico di impedire, poiché non approntava la dovuta vigilanza sugli alunni all’uscita di scuola, non impediva che (omissis) aggredissero (omissis) mentre questi, all’uscita da scuola, si trovava all’interno del cortile in attesa dello scuolabus”.

Il preside dovrà comparire in aula il prossimo 8 marzo per la prima udienza di un processo da cui l’oggi 15enne bullizzato, mamma Francesca e lo studio legale che li assiste, si aspettano finalmente piena giustizia.

IL FATTO

La vicenda racconta di una violenta aggressione di cui si sarebbero macchiati quattro ragazzi d’età compresa tra i 10 e 14 anni, tra cui una ragazzina.

In due avrebbero trattenuto la vittima, il terzo, il più grande, con uno di quelli che lo tenevano fermo, “lo colpivano a calci e pugni rispettivamente alla schiena e alla gamba sinistra, con la cooperazione della ragazzina che lo minacciava, cagionandogli lesioni personali refertate dal Pronto Soccorso quali trauma contusivo alla gamba sinistra e alla colonna dorsale, giudicate guaribili in complessivi 25 giorni” viene precisato nel decreto del Pm.

Un grave episodio che secondo quanto denunciato dalla mamma del ragazzino sarebbe stato solo l’ultimo di una lunga serie di soprusi di cui il minore sarebbe stato oggetto da parte di alcuni compagni di scuola.

La donna aveva intrapreso anche una battaglia con la scuola e chiesto il trasferimento del figlio. C’è così voluta la attestazione del Consultorio familiare dell'Azienda Sanitaria Provinciale che il bambino “soffriva di sindrome ansiosa a seguito di vari episodi di bullismo subiti in classe” e che si riteneva “necessario il trasferimento presso altro plesso scolastico per evitare di sottoporlo ad un costante stress, con conseguente peggioramento della patologia”, perché la scuola cedesse e si è potuto iscriverlo in altro istituto, dove per lui è iniziata un’altra vita, anche se con tante cicatrici interiori.

La mamma del ragazzino non si è però data per vinta: tramite i consulenti legali Salvatore Agosta e Giuseppe Cilidonio, per salvaguardare il figlio e ottenere giustizia, non solo nei confronti dei violenti che l’avevano terrorizzato e malmenato, ma anche verso i loro genitori e chi aveva permesso tutto ciò omettendo di vigilare sulla sicurezza di un alunno sotto la sua responsabilità: l'istituto scolastico appunto.

LA PRIMA CONDANNA

La Procura del Tribunale dei Minorenni reggino, a conclusione delle indagini preliminari, nel 2019 ha ottenuto il rinvio a giudizio di A.Y., oggi ventenne, contestandogli di avere, in concorso con altri tre compagni di scuola, “con più azioni del medesimo disegno criminoso”, fino al mese di gennaio 2016 “minacciato” la vittima, “dicendogli che l’avrebbero picchiato all’uscita da scuola”.

Ma anche di “averlo percosso colpendolo con calci e pugni” e nell’episodio più grave del 27 gennaio 2016 “di avergli cagionato lesioni personali giudicate guaribili in 25 giorni”, sempre “con l’aggravante di aver agito in più persone e ai danni di un soggetto minore e all’interno e nelle adiacenze di una scuola”.

Per gli altri tre ragazzini finiti sotto indagine è stata emessa sentenza di non luogo a procedere, ma solo in quanto minori di 14 anni all’epoca dei fatti contestati.

A.Y., invece, di anni ne aveva quasi 15 e il 21 gennaio 2021 il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, presieduto dal giudice Mirella Schillaci, gli ha infine inflitto una condanna esemplare per i reati di lesioni e percosse, un anno e sei mesi di reclusione.

Una pena sospesa ma significativa, che i giudici hanno motivato “ritenuta la continuazione e la prevalenza delle aggravanti contestate sulla diminuente della minore età”, dando pieno credito alle tesi accusatorie del Pubblico Ministero Minorile, da ultimo Angelo Gaglioti, e alla battaglia portata avanti in tutti questi anni dalla mamma del bambino e dai suoi legali.