Reddito di cittadinanza: lo prendeva anche un detenuto, smascherati altri furbetti
Attualmente tra le sbarre nell’ambito della nota inchiesta antimafia Rinascita-Scott (QUI), beneficiava ugualmente del reddito di cittadinanza.
Beneficio che gli era stato concesso sì prima di essere arrestato, il che evidentemente fa perdere il diritto al sussidio, ma il soggetto oltre a non aver comunicato di aver perso nel frattempo la libertà personale non aveva già da allora adempiuto compiutamente alle norme, non riportando la convivenza con un fratello.
È questo uno dei tre nuovi casi di furbetti del reddito di cittadinanza scoperti dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Vibo Valentia che non hanno mai smesso di verificare le posizioni di quanti richiedano sussidi che, lo ricordiamo, sono stati pensati per contrastare la povertà e debbono essere elargiti alle cosiddette fasce sociali economicamente più deboli.
Ma non è sempre così, purtroppo, e ad approfittarne sono spesso soggetti che non ne hanno assolutamente diritto. Come quelli smascherati, nel solo ultimo mese, dai militari della Stazione di Sant’Onofrio che hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria altre tre persone, tutte con precedenti di polizia, dai primi accertamenti risultate percepire indebitamente l’Rdc.
Oltre al caso del detenuto, tra questi vi è anche un artigiano che nonostante svolgesse la sua attività professionale ha richiesto ed ottenuto il sussidio per circa dodici mesi.
C’è poi un secondo soggetto che ha rilasciato una falsa dichiarazione di residenza sostenendo l’esistenza di un nucleo familiare unipersonale, condizione che è uno dei presupposti per accedere al beneficio.
Sono questi, comunque, solo tre dei tanti casi di furbetti finora portati alla luce. In un solo anno, i controlli condotti sui percettori dell’Rdc, hanno consentito di interrompere (con relative comunicazione all’Inps) il pagamento del sussidio e a denunciare alla Procura di Vibo, ben 87 beneficiari perché risultati essere colpiti da una condanna o perché sottoposti ad una misura cautelare.
Nello stesso arco temporale, invece, sono state 854 le posizioni di altrettante persone del vibonese emerse come irregolari nell’elargizione di un altro contributo, quello dei “buoni spesa covid” erogati dai Comuni.
Anche in questo caso è scattata la segnalazione alla Procura della Repubblica per falsa attestazione a Pubblico Ufficiale della propria identità o delle proprie caratteristiche personali e per indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato.