Fatture false per scaricarsi l’Iva: sei arresti per bancarotta, sequestri per 70milioni
Bancarotta fraudolenta: con questa accusa i finanzieri di Cosenza hanno sequestrato oggi beni fino ad una concorrenza di ben 70 milioni di euro a carico di 24 persone fisiche e giuridiche.
Sei di persone, invece, sono finite in arresto: per due di loro (Francesco Caputo e Mariateresa Urso) si sono spalancate le porte del carcere mentre le altre sono state sottoposte ai domiciliari (Nilo Urso, Pasquale Madeo, Filomena Caputo e Francesco Angelo Sprovieri).
L’indagine - condotta dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Corigliano-Rossano sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore Angela Continisio - fa ritenere agli inquirenti di aver portato a galla un presunto “meccanismo” di frode all’Iva che avrebbe permesso agli indagati di evadere le imposte facendo ricorso a fatture per operazioni inesistenti.
L’operazione nasce da quanto emerso nel corso di una verifica fiscale condotta dai finanzieri a carico di diverse società di persone e di capitali riconducibili ad uno stesso gruppo familiare e che opera nella produzione e commercializzazione di calcestruzzo e nello smaltimento di rifiuti solidi urbani.
L’ipotesi è che queste società, tramite appunto l’emissione e l’utilizzo di fatture che documentavano operazioni commerciali considerate fittizie, avrebbero abbattuto la base imponibile Iva, compensando altri debiti tributari con crediti d’imposta che sarebbero stati in realtà “fasulli”.
Gli investigatori sostengono quindi che le stesse aziende, accumulati ingenti debiti nei confronti dell’Erario, sarebbero state poi svuotate del complesso aziendale - costituito principalmente da impianti e macchinari - attraverso delle operazioni distrattive in favore di nuove società intestate a presunti prestanome
Successivamente sarebbero state messe in liquidazione o portate al fallimento, come si ritiene sia avvenuto nel caso di una azienda appartenente al “gruppo societario”, dichiarata fallita dal Tribunale di Castrovillari nel maggio 2021.
Al termine dell’indagine, che vede indagate 28 tra persone fisiche e società, su richiesta della Procura della città del Pollino, il Gip, sulla base degli elementi fin qui raccolti, ha disposto la misura di oggi che va a colpire i sei arrestati ritenuti dagli stessi inquirenti “la mente ed i principali beneficiari” della presunta frode.