Molestie ai colleghi e maltrattamenti in famiglia: condannato ex carabiniere
Si conclude con una sentenza di condanna a otto mesi e quindici giorni di reclusione il processo di primo grado a carico di un ex carabiniere, originario di Cirò Marina e residente nell’area urbana di Rossano, accusato di molestie ai danni di un ex agente della Polizia Penitenziaria e della sua famiglia. Così ha deciso il Tribunale di Castrovillari, accogliendo la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero.
La vicenda ha inizio nel 2018 quando, per come denunciato dalle persone offese, l’uomo, vicino di casa, si sarebbe reso autore di frequenti minacce, appostamenti, pedinamenti e insulti. Vi sarebbero stati anche degli episodi di aggressione da parte dell’uomo che, in una circostanza, avrebbe rincorso una delle persone offese brandendo in mano un coltello e minacciando di volergli tagliare la testa; in altre circostanze avrebbe cercato di investirle con l’autovettura e in una occasione avrebbe colpito una di loro con un tubo in ferro provocando delle lesioni alla mano. Tra gli ulteriori episodi riferiti, anche una minaccia di morte con l’uso di un tagliaerba. Servendosi di una scala e sfondando i vetri della finestra della camera da letto, avrebbe inoltre cercato di entrare nell’abitazione dei vicini con l’intento di aggredire la donna, che reagì chiedendo prontamente aiuto e mettendolo in fuga. La situazione venutasi a creare aveva profondamente destabilizzato la tranquillità delle persone offese, generando uno stato di timore che le aveva indotte a cambiare le abitudini di vita e a non uscire di casa se non accompagnate, giungendo poi alla decisione di mettere in vendita la propria abitazione pur di non subire persecuzioni.
A seguito di varie denunce e querele, nei confronti dell’uomo era stata dapprima emessa la misura cautelare del divieto di avvicinamento alle persone offese, poi aggravatasi lo scorso autunno sfociando negli arresti domiciliari. Misura, quest’ultima, chiesta dalla Procura e sollecitata anche dall’avvocato difensore con tanto di deposito documentale. Il processo di primo grado - caratterizzato anche da momenti di tensione soprattutto durante l’escussione di una delle vittime, che alla vista dell’imputato veniva colta da malore tanto da essere soccorsa da personale del 118 – celebratosi in meno di un anno, ha fatto registrare l’escussione di numerosi testimoni. Nel corso dell’istruttoria dibattimentale è emerso che le vittime erano costrette a barricarsi in casa ed uscire esclusivamente solo pochi giorni a settimana per fare la spesa, accertandosi prima che l’imputato fosse in casa per paura di incontrarlo in giro. Per le condotte messe in atto, inoltre, la moglie dell’ex agente di polizia penitenziaria era stata costretta a ricorrere anche a cure mediche.
Al termine dell’istruttoria dibattimentale e all’esito delle discussioni delle parti, il Tribunale di Castrovillari, in accoglimento delle richieste della pubblica accusa e dell’avvocato Raffaele Meles, ha condannato l’imputato a otto mesi e quindici giorni di reclusione, oltre al pagamento delle spese legali e al risarcimento del danno alle costituite parti civili da liquidarsi in separata sede.