Anziani affamati e lasciati a dormire tra le feci: sequestrata casa di riposo “lager”, cinque arrestati
Le indagini del Nas, se confermate, restituiscono una spaccato sconfortante, quello di una vicenda, nostro malgrado non “unica” in Italia, il cui epilogo è la morte di un anziano ospite di una casa di riposo, addirittura abusiva, e dove - secondo gli inquirenti - si sarebbero consumati ripetuti maltrattamenti su persone malate e non autosufficienti.
Questo ed in sintesi quanto emergerebbe dall’inchiesta chiamata in codice “La Signora”. Le investigazioni partono a gennaio del 2021 e si concludono nel maggio successivo. I militari fanno ricorso ad intercettazioni telefoniche, ma acquisiscono e analizzano anche cartelle cliniche; eseguono ispezioni igienico-sanitarie; finanche pedinamenti e osservazioni.
Tutto parte dalla denuncia di una donna il cui marito, affetto da una malattia neurodegenerativa, era deceduto dopo un periodo di degenza presso la casa di riposo indagata.
Si ipotizza dunque che l’uomo sia stato vittima di maltrattamenti e abbandono che avrebbero causato un peggioramento irreversibile della sua condizione clinica, fino a giungere alla morte.
Gli investigatori ritengono quindi che le titolari della struttura, oggi arrestate e messe ai domiciliari, insieme a dei dipendenti - tre finiti anch’essi ai domiciliari e sei denunciati invece in stato di libertà (QUI) - avrebbero maltrattato 15 ospiti della struttura, tutti affetti da gravi patologie e non autosufficienti.
LA SCABBIA NEI PAZIENTI
Maltrattamenti che - sempre secondo l’ipotesi accusatoria - sarebbero consistiti nel dargli poco da mangiare, addirittura anche del cibo scaduto e mal conservato, così da comportare deperimento e malnutrizione negli ospiti.
Quest’ultimi, poi, sarebbero stati tenuti senza riscaldamento e acqua calda e in ambienti non idonei a persone nel loro stato. Gli sarebbero stati poi somministrati medicinali in modo arbitrario, senza un consulto medico, e psicofarmaci, tra cui l’Entumin, per renderli “gestibili” e sedarli, tanto che agli indagati viene contestato anche l’esercizio abusivo della professione sanitaria.
Non per ultimo non avrebbero garantito la normale igiene personale e degli ambienti: gli anziani sarebbero stati addirittura abbandonati e chiusi nelle stanze per cui, in alcuni casi, costretti ad espletare i propri bisogni su sé stessi e sul letto dove dormivano, provocando l’aggravamento delle loro patologie e, in alcuni casi, anche la scabbia.
I carabinieri sostengono ancora che tutti gli anziani ospiti, tra i quali vi erano dei permanentemente allettati, sarebbero stati gestiti da personale assolutamente inidoneo e senza requisiti medici specialistici, infermieristici e socio assistenziali richiesti, ed inoltre, soprattutto di notte, alla presenza di un solo operatore, tanto che le vittime in alcuni casi sarebbero state costrette a dormire tra le loro feci e urine rimanendo a lungo fradici e sporchi.
IL FOCOLAIO DI COVID
Le due titolari, insieme alla cuoca e ad un’altra dipendente della struttura, sono indagate anche per il reato di epidemia colposa in quanto “con condotte omissive e negligenti” avrebbero agevolato il propagarsi di un focolaio Covid tra gli ospiti.
Secondo gli investigatori avrebbero poi cercato “in tutti i modi” di nascondere i contagi agli altri dipendenti, ai familiari delle vittime, alla Prefettura ed all’Asl reggina, tanto da rendere necessario un immediato intervento del Nas per avviare le misure contenitive e di cura previste e scongiurare così conseguenze ben più gravi.
Altri due dipendenti sono invece indagati per sostituzione di persona, in quanto, come risulterebbe dalle intercettazioni telefoniche, avrebbero fatto credere ad una anziana intenzionata a lasciare la casa di riposo, di parlare al telefono con il figlio, che l’avrebbe rassicurata sulla “buona qualità” dell’assistenza e degli operatori che la curavano.
Tra gli indagati, poi, vi è anche una geometra reggina che, insieme alle titolari, è stata denunciata in stato di libertà per il reato di falsità ideologica, poiché si ritiene abbia attestato falsamente la presenza nello stabile in cui vi era la casa di riposo di quattro distinte casa-famiglia che rispettavano i requisiti minimi strutturali.
Contemporaneamente all’esecuzione della misura cautelare personale è stato eseguito anche il sequestro preventivo della casa di riposo, e gli ospiti sono stati trasferiti presso i familiari o in altre strutture socio sanitarie individuate dai Carabinieri e dai servizi sociali del Comune di Reggio Calabria.