Patrimonio Culturale. Un anno di ritrovamenti eccezionali, preziosa pisside torna a casa dopo 42 anni
Centinaia di reperti archeologici, frutto di scavi clandestini, recuperati; numerosi, invece, i beni d’antiquariato sequestrati, tra cui importanti dipinti venduti in Calabria ma provenienti da furti in abitazioni di tutta Italia; infine, diverse opere d’arte contemporanea false smascherate.
È un bilancio importante quello presentato dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, che nonostante le difficoltà connesse alla grave situazione pandemica, nel solo anno scorso hanno condotto su tutto il territorio regionale e nazionale una serie di attività investigative.
I numeri, d’altronde, e se dettagliati, parlano chiaro: 75 le persone denunciate di cui 38 per reati contro il paesaggio; recuperati ben 3501 beni antiquariali e 362 reperti archeologici; scovate 106 opere pittoriche false.
E poi, eseguiti cinque controlli di sicurezza a musei, biblioteche e archivi, per prevenire furti e danneggiamenti; 34 invece i controlli nelle aree archeologiche per contrastare eventuali scavi clandestini; 37 le aree paesaggistiche e monumentali attenzionate per evitarvi abusi edilizi; e 25 i controlli ad attività antiquariali, fiere e mercatini di settore così da intercettare casi di ricettazione e riciclaggio.
LA PISSIDE SCOMPARSA 42 ANNI FA
Particolarmente significativa, in questo contesto, l’indagine che ha portato al recupero di una pisside in argento trafugata dalla Chiesa di San Nicola di Mileto, nel vibonese, ben 42 anni fa, ovvero nell’aprile del 1979, insieme ad altri beni.
Si tratta di un’opera di argenteria napoletana del XIX sec., a decorazione di tipo barocco, donata alla cattedrale da Mons. Vincenzo Maria Armentano, Vescovo di Mileto dal 1824.
Alla pisside i carabinieri sono arrivati monitorando costantemente le vendite di questo particolare tipo di beni e tenendo d’occhio diverse case d’asta nazionali ed estere.
L’immagine dell’opera, riportata nel 2018 sul catalogo di una nota casa d’asta toscana, è stata comparata con quelle di altri analoghi beni da ricercare, e registrati nella Banca dati dei beni culturali sottratti illecitamente e gestita dal Comando Tutela Patrimonio Culturale.
Un accertamento che ha consentito dunque di individuare la perfetta corrispondenza tra l’oggetto all’asta e quello inserito nel data base.
LA NAVE NAUFRAGA AD ISOLA CAPO RIZZUTO
Di notevole interesse anche il rinvenimento, nelle acque dell’Area Marina di Capo Rizzuto, in località Secche di Capobianco, di nove cannoni in ghisa, una enorme ancora in ferro e, soprattutto, una campana in bronzo, riferibili ad una nave naufragata, tutti risalenti al periodo XV-XVI sec.
La stessa campana, che è l’unico pezzo recuperato, con il supporto del Nucleo Carabinieri Subacquei di Messina, e giudicato in “buono” stato di conversazione, e sarà sottoposta a restauro così da poter risalire ad ulteriori informazioni utili per identificare la nave, tenuto conto che solitamente questo strumento recava l’anno di fusione e, talvolta, il marchio dell’artigiano che l’aveva realizzata, il nome della nave e l’emblema della Marina o dello Stato sotto la cui bandiera navigava.
L’ABUSIVISMO IN AREE ARCHEOLOGICHE
Diversi, inoltre, sono stati i sequestri di immobili costruiti abusivamente all’interno di aree tutelate perché di interesse archeologico e paesaggistico.
Il Nucleo di Cosenza ha proseguito, anche nel 2021, con una incisiva attività di prevenzione che, associata ad una collaterale e costante attività repressiva, ha consentito di contrastare, in modo efficace, le varie forme di aggressioni criminali messe in atto nei confronti del patrimonio culturale locale regionale.