Cropani Marina. Giudice e condannato faccia a faccia: il racconto di Alessandro Giordano

Catanzaro Tempo Libero

L’idea di giustizia che si traduce nell’applicazione della pena. Il giudice e il condannato, faccia a faccia, distanti e distinti ma legati da una ineludibile necessità: fare in modo che l’esecuzione della pena oltre a cancellare un passato di colpe non pregiudichi il futuro eventuale reinserimento del condannato nella società civile.

È stato questo il fulcro intorno al quale ha ruotato, a Cropani Marina, la presentazione dell’ultimo romanzo di Alessandro Giordano, giudice minorile e di sorveglianza al Tribunale di Roma, con un passato da avvocato e magistrato.

Un momento di confronto, nell’alveo della rassegna letteraria Pyrgos, coordinata da Eugenio Mercuri, con una straordinaria cornice di pubblico, pronta ad intervenire e a dialogare con il protagonista, a fare da sfondo all’intervista allo scrittore che ha visto Don Francesco Cristofaro, parroco di Simeri Crichi ed il direttore di Zoom 24 Tonino Fortuna, sollecitare ripetutamente un attento ed equilibrato uomo di legge, su una serie di questioni: dalla certezza della pena alla delicatezza delle indagini, passando per quel rapporto umano ineludibile, anche nei confronti di chi ha sbagliato ed è pronto con pacatezza ed a volte con rassegnazione a sottoporsi al verdetto di un tribunale.

“Mio Giudice”, d’altronde, è la storia di un magistrato vittima di una malattia degenerativa, una maculopatia. Dinanzi a lui, un condannato diverso da tanti altri. Sasha Iannitto, infatti, maltrattato e abbandonato dalla madre, conduce una vita dissoluta alla quale non sa mettere un freno.

Così le due storie, distinte ed apparentemente distanti, si incrociano: da una parte un giudice dal volto umano, dall’altro un delinquente in cerca di riscatto. Entrambi viaggiano, tra periferie e quartiere della Roma più o meno galante, tra tribunali, carceri, malavita e istituzioni.

Un romanzo straordinariamente profondo che induce a riflettere sul modus vivendi di ciascuno e non nega ad alcun essere umano la possibilità di riscatto.

Un tema sul quale si è soffermato molto don Francesco Cristofaro, riportando anche la sua esperienza da sacerdote a contatto con i tanti malviventi convinti di non meritare il pentimento ai quali, invece, non bisognerebbe mai negare la speranza.

Dal canto suo il giornalista Tonino Fortuna ha invitato Antonio Giordano a riflettere sul significato di pena e pentimento, sul valore dei collaboratori di giustizia - specie nel profondo Sud - nel tentativo di sgominare le associazioni criminali e dei reali pentiti, fenomeno quest’ultimo molto più raro.

Temi capaci di suscitare l’attenzione di un attentissimo pubblico tanto che non sono mancate le reazioni e gli interventi rispetto a questioni così calde tra giustizialismo e garantismo, specie alla Punta dello Stivale.

Il magistrato, d’altronde, non si è risparmiato nel delineare alcune delle più significative esperienze professionali, dentro i più duri penitenziari italiani, con personaggi di elevatissimo spessore criminale.

“Ricordo tra gli altri - ha detto - Giovanni Brusca e numerosi esponenti della criminalità organizzata. E devo purtroppo segnalare che nelle carceri di massima sicurezza mai ho trovato gente del centro-nord, segno che questo fenomeno, pentitismo compreso, appartiene ancora quasi esclusivamente al Mezzogiorno d’Italia. In particolare a campani, siciliani, calabresi, pugliesi”.

La serata è stata inoltre contraddistinta da almeno due momenti artistici, in quello che è a tutti gli effetti un esperimento innovativo, all’interno di un vero e proprio “negozio culturale”.

A don Francesco Cristofaro, sacerdote impegnato in prima linea in una terra difficile come quella calabrese, è stato donato un quadro “Maria che scioglie i nodi”, realizzato da Lucia Caiazza ed in chiusura di serata, un giovanissimo artista, di appena 12 anni, Nicolas, ha rappresentato con un disegno molto significativo il romanzo di Alessandro Giordano.

Insomma, un mix perfetto di saperi per colorare l’estate calabrese in una località turistica stracolma di visitatori.