Cosenza ama leggere: stasera alla scoperta di Giovan Battista De Micheli. Tra cuore, penna e spada

Cosenza Tempo Libero

Stasera alle 17, nella sala Telesio dell'hotel Royal, salotto culturale di Cosenza, si terrà il terzo appuntamento letterario dell’evento “Cosenza Ama Leggere”, ed in cui verrà presentato il saggio storico di Nicola Bruno, “Giovan Battista De Micheli. Tra cuore, penna e spada (1755-1807)”, pubblicato lo scorso agosto dalla casa editrice Progetto 2000.

All'incontro porteranno i loro saluti il sindaco Franz Caruso e il direttore dell'Archivio di Stato di Cosenza Antonio Orsino. Quattro gli interventi previsti: Antonello Savaglio della deputazione di Storia patria della Calabria, Bianca Rende consigliere comunale di Cosenza, lo psicologo Gaetano Marchese e il presidente dell'Accademia Cosentina Antonio d'Elia.

La parte musicale, affidata alla classe di canto dell'Accademia "F.S. Salfi" prevede alcune canzoni di musica leggera e della tradizione natalizia, con la partecipazione di Agnese De Luca, Paola Capolei, Francesca Olia, Alice Petrassi, Angelica Carelli, gli allievi sono diretti dai maestri Silvana Gaeta e Francesca Olia.

Il coordinamento della serata è di Demetrio Guzzardi, editore cosentino e patron della rassegna, l'intervento concluso sarà dell'autore del saggio Nicola Bruno, avvocato cassazionista e giornalista pubblicista.

IL PERSONAGGIO DEL LIBRO

Giovan Battista De Micheli, di nobili origini, era nato a Longobardi, il 22 maggio 1755. Compiuti gli studi giuridici, sposò, nel 1788, la cugina Angela Pizzini e dal loro matrimonio nacquero dieci figli.

Nel 1799, tra i più fedeli seguaci del cardinale Fabrizio Ruffo, fu membro della Giunta di Stato e del Tribunale Supremo dell’Armata; poi uditore di Catanzaro.

Protagonista nel 1806 della guerra d’insurrezione calabrese, fu nominato vice preside e caporuota dell’Udienza provinciale di Cosenza nonché formatore dei corpi militari. Da gennaio 1807 fu preside «pel re Ferdinando».

Il 12 febbraio 1807 (mercoledì delle ceneri) fu ucciso, a soli 52 anni, nel castello di Fiumefreddo Bruzio. Dopo la sua morte la resistenza antifrancese dei calabresi degenerò in mero brigantaggio.