‘Ndrangheta cirotana in Lombardia: Cassazione conferma quasi tutte le condanne
L’indagine Krimisa (QUI) - dal nome greco di Cirò Marina, popoloso comune del crotonese – condotta della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, aveva disvelato le infiltrazioni del clan Farao-Marincola nella provincia di Varese, dove era stato costituito il cosiddetto “locale” di Lonate Pozzolo, comune in cui risiede una folta colonia di persone originarie proprio del cirotano.
In particolare, si era alzato il velo sui presunti rapporti del gruppo con alcuni politici locali e sui relativi interessi nella gestione dei parcheggi dell’aeroporto di Malpensa ed in numerose altre attività economico-imprenditoriali (QUI).
Le investigazioni portarono nel luglio del 2019 all’emissione di oltre venti ordinanze cautelari, e alle relative condanne inflitte dal Gup presso il Tribunale di Milano e poi confermate dalla Corte d’Appello.
A capo del “locale” gli inquirenti ritennero vi fossero Vincenzo Rispoli e Mario Filippelli, che dopo aver espiato le condanne riportate nel precedente procedimento “Bad Boys” (QUI), avrebbero ricostituito la cosca, riportando nuove condanne, rispettivamente, a 14 anni ed 8 mesi ed a 18 anni di reclusione.
Il ruolo di “cerniera” tra il clan cirotano d’origine e quello di stanza nel varesotto era stato attribuito a Giuseppe Spagnolo, considerato elemento di spicco della cosca Farao-Marincola, che si sarebbe recato periodicamente a Lonate Pozzolo per incontrare gli adepti del luogo.
La Corte di Cassazione ha confermato tutte le condanne, eccetto quella per associazione mafiosa riportata da Cataldo Malena (difeso dall’Avv. Francesco Lojacono) e quella per tentata estorsione riportata dal padre Antonio Malena (difeso dall’avvocato Jacopo Cappetta), per i quali è stato disposto l’annullamento con rinvio e la celebrazione di un nuovo processo d’appello.