Storie di reggini illustri: Domenico Tripepi, da classe dirigente del Mezzogiorno a padre costituente
Ancora un incontro che l’Associazione Culturale Anassilaos dedica alla figura di personalità politiche reggine del passato. Dopo i Sindaci della Città Giuseppe Valentino, Giuseppe Genoese Zerbi e Giuseppe Romeo, è la volta di Domenico Tripepi (1889-1962), Padre Costituente ed esponente di primo piano della politica nella città di Reggio per oltre un sessantennio.
Ne parlerà martedì 11 aprile alle 17,30 presso lo Spazio Open il Prof. Antonino Romeo, storico, Deputato della Deputazione di Storia Patria per la Calabria che ha concesso il patrocinio alla iniziativa e che sarà presente con il suo Presidente prof. Giuseppe Caridi mentre Fabio Arichetta, socio della stessa Deputazione e responsabile Anassilaos del Centro Studi per la Storia Moderna e Contemporanea, introdurrà e condurrà l’incontro.
Discendente della illustre famiglia dei Tripepi (era infatti il figlio di Demetrio, già Deputato del Regno d’Italia nonché Sindaco di Reggio) e nipote di Francesco e Domenico, anch'essi parlamentari.
Appartenne dunque a quel notabilato politico che costituì all’indomani dell’Unità, con molte virtù ed altrettanti vizi, la classe dirigente dell’Italia del Mezzogiorno, una classe colta, di origine agraria, che non si avvide per tempo dei mutamenti politici che avrebbe comportato la nascita dei partiti di massa e che fu spazzata via dal Fascismo che inventò una classe dirigente nuova, magari più ignorante e rozza, appartenente però a quella media borghesia sulla quale il regime fondava il consenso, che si affermò con la figura del Federale e del Podestà nei grandi e piccoli centri del Mezzogiorno scalzando i vecchi notabili.
Tripepi, invero, riuscì a sfuggire tale destino. Egli era già deputato del Regno d’Italia e prese parte alla secessione dell’Aventino all’indomani dell’assassinio di Matteotti (1924) per cui nel 1926 venne dichiarato decaduto al pari di tutti gli altri Aventiniani.
Nel dopoguerra però tornò in auge grazie ad un consenso popolare (oggi diremmo una clientela) che non gli venne mai meno e quale esponente dell’Unione Democratica Nazionale fu eletto all’Assemblea Costituente nel 1946. Fu poi liberale e nel 1953 venne rieletto al Senato per il partito Monarchico, ultima sua legislatura.