Borderland. La cosca egemone tra il crotonese e catanzarese: quattro condanne in Appello
Si è chiuso il processo di secondo grado (col rito ordinario) per undici imputati nell’inchiesta chiamata in codice “Bordeland” (QUI), con cui la Dda di Catanzaro, nel novembre del 2016, ritenne di aver fatto luce sull’esistenza di due gruppi ‘ndranghetistici, ovvero i Trapasso di San Leonardo di Cutro, nel crotonese, ed i Tropea/Talarico di Cropani Marina, nel catanzarese (QUI).
L’ipotesi degli inquirenti era infatti che la cosca Trapasso, al cui vertice vi sarebbero stati Giovanni Trapasso (58 anni) ed i figli Leonardo (detto Nana’) e Tommaso, fosse egemone sul territorio di confine (da cui il nome del blitz “Borderland”) tra le provincie di Catanzaro e Crotone, agendo in stretta connessione con le altre potenti cosche del territorio: i Grande Aracri di Cutro, i Farao-Marincola di Cirò Marina, i Bubbo di Petronà, i Ferrazzo di Mesoraca.
I giudici della Corte d’Appello (Fabrizio Cosentino presidente, Carlo Fontanazza ed Abigail Mellace a latere), hanno dunque confermato tre assoluzioni ed hanno ribaltato in assoluzioni due condanne; un’altra assoluzione l’hanno convertita in condanna, tre pene le hanno riformate ed hanno dichiarato la nullità di una sentenza. Sopraggiunta, inoltre, una prescrizione.
Le accuse contestate a vario titolo sono di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, violazioni in materia di armi, illecita concorrenza con violenza o minaccia, esercizio abusivo del credito, ed intestazione fittizia di beni.
La assoluzioni confermate delle cinque decise dal Tribunale collegiale il 3 novembre del 2020, e pe le quali la Dda aveva proposto appello, sono quelle di Antonio Bianco, di Sersale; Francesco Greco, ex vicesindaco di Cropani; e Giovanni Colosimo, anch’egli di Cropani.
Per Luigi Grimaldi, di Belcastro, assolto in primo grado, è stata dichiarata la nullità della sentenza di secondo grado e dovrà dunque affrontare un nuovo processo davanti ai giudici di prime cure.
6 anni e 8 mesi di reclusione sono stati poi decisi per Vito Borelli, imprenditore di Cropani, che era stato assolto in primo grado. Ribaltate in assoluzioni “per non aver commesso il fatto”, invece, le condanne a 10 anni e 8 mesi ciascuno inflitte in precedenza a Gregorio Aiello e Salvatore Aiello, entrambe di Cutro.
I giudici hanno poi deciso per tre riduzioni di pena nei confronti di Maurizio De Fazio, di Cropani, condannato a 6 anni e 8 mesi (in primo grado erano 10 anni e 8 mesi); di Rolando Russo, di Sellia Marina, a cui sono stati inflitti 8 anni e mezzo (rispetto ai 16 anni e mezzo in primo grado); e di Massimo Zofrea, di Catanzaro, condannato a 13 anni e mezzo (in primo grado erano 22 anni).
Il non doversi procedere per intervenuta prescrizione è stato sentenziato infine per Salvatore Scandale, di Cutro, in primo grado condannato a 2 anni e 8 mesi.