Droga. Si chiude l’operazione Tin Can: oltre 98mila i chili di coca intercettati, 43 gli arresti
Dopo che dal 14 novembre al 9 dicembre scorso si è svolta l’Operazione Doganale Congiunta denominata Tin Can, con la collaborazione di 58 Paesi - uno sforzo congiunto di autorità doganali, forze di polizia e altre Agenzie di tutto il mondo - il 31 marzo si è svolto il debriefing dell’Operazione, dove sono stati illustrati i risultati globali: l’azione ha difatti portato a livello mondiale e nel complesso al sequestro di oltre 98 mila chilogrammi di cocaina ed a 43 arresti.
L’Operazione Tin Can ha rappresentato un programma pilota per testare l’efficacia dello scambio di informazioni in tempo reale. L’analisi dei sequestri illustrata nel corso della riunione ha confermato così come il modus operandi del cosiddetto “rip on/rip off”, ovvero di “contaminazione” con partite di droga del legittimo carico containerizzato, è diventato una grave minaccia per la sicurezza della catena di approvvigionamento e verso questo fenomeno saranno concentrati gli impegni futuri delle Organizzazioni partecipanti.
Grazie alle specifiche analisi ed all’intensificazione dei controlli nei porti italiani maggiormente a rischio, in stretta sinergia con la Guardia di Finanza e con il coordinamento dell’Ufficio Investigazioni e dell’Ufficio Intelligence della Direzione Antifrode, i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e le Fiamme Gialle di Roma hanno intercettato al porto di Civitavecchia oltre 72 chilogrammi di cocaina purissima.
In particolare, nel corso di controlli su container provenienti dal Sud America, l’attenzione si è soffermata su uno dei numerosi bancali carichi di banane, rinvenendo, grazie anche all’infallibile fiuto dei cani anti-droga Jackpot e Pes, 62 panetti sottovuoto nascosti tra migliaia di caschi di banane. La partita di droga avrebbe potuto fruttare, una volta giunta nelle piazze di spaccio, oltre 7 milioni di euro.
La Tin Can, organizzata dall’Omd nell’ambito del Programma di Controllo Container (Pcc) in collaborazione con l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc), ha avuto quindi l’obiettivo di contrastare il contrabbando di cocaina e altre potenziali spedizioni illecite, perpetrato mediante l’utilizzo del metodo cosiddetto “Rip on/Rip off”, nel settore dei trasporti transfrontalieri di merci a mezzo container.
Questa tecnica prevede una metodologia di occultamento per cui una spedizione legittima, solitamente containerizzata, viene sfruttata per contrabbandare, in particolare cocaina, dal paese di origine o dal porto di trasbordo verso il paese di destinazione. Nei casi di “rip-off”, spesso né lo spedizioniere né il destinatario sono a conoscenza del fatto che la loro spedizione viene utilizzata per contrabbandare merci illecite.
Mentre il carico containerizzato si sposta dal paese di origine o dal porto di trasbordo al paese di destinazione, gli addetti ai lavori di fiducia nella catena di approvvigionamento, spesso inconsapevolmente sfruttati da gruppi organizzati criminali, manomettono le spedizioni legali.