Iacucci sul Primo Maggio: “Ancora troppe le morti sul lavoro”
“Tre morti al giorno sul lavoro: l’Italia è una Repubblica fondata sul rischio” questo il titolo di un’inchiesta de L’Espresso basata sui dati di Inail che nella giornata del Primo Maggio non può che farci riflettere. Un bollettino drammatico, quello delle morti sul lavoro, che non accenna a diminuire nonostante la stretta sui controlli e le battaglie dei sindacati per garantire le condizioni minime di sicurezza ai lavoratori italiani. E' quanto scrive in una nota Franco Iacucci, vicepresidente del Consiglio regionale.
"Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo trimestre 2023 - continua la nota - sono state 196, sette in più rispetto alle 189 registrate nel primo trimestre 2022, 11 in più rispetto al 2021, 30 in più rispetto al 2020 e 16 in meno rispetto al 2019. Oltre l'80% del tessuto economico nazionale è fatto di piccole e medie imprese ed è lì che si concentra il 90% degli infortuni.
Secondo la Commissione di inchiesta del Senato la mancata sicurezza nei cantieri e nelle fabbriche comporta un costo tra il 3,6 e il 6% del PIL. Sono dati allarmanti che non possiamo ignorare e che richiamano una forte assunzione di responsabilità da parte dello Stato. Occorrono maggiori tutele non solo nel campo della sicurezza ma dei diritti più in generale. Se il lavoro è precario, saltuario, se viene presentato come un “favore” saranno sempre di meno i lavoratori che denunciano, che lottano per il riconoscimento delle tutele previste dalla legge.
Si tratta di rimettere i lavoratori al centro delle politiche nazionali, al posto del profitto. Si tratta di fare un’operazione di riforma profonda. Questo Governo, invece, porta in Consiglio dei Ministri il decreto lavoro proprio oggi, riunendo i sindacati solo 24 ore prima e arenando, volutamente, il dibattito, il confronto. Ricorrendo ad una strategia comunicativa contro il reddito di cittadinanza, come se fosse il male assoluto, senza proporre nessuna valida alternativa. Oltre all’allarmante numero dei morti sul lavoro, infatti, altrettanto sconvolgenti sono i numeri dei disoccupati e dei poveri nel nostro Paese per cui il reddito di cittadinanza ha costituito un importante sollievo.
Occorre uno sforzo unitario per dire no a questa continua propaganda sulla pelle degli italiani. E non è sufficiente ripetercelo il Primo Maggio. Però è anche per questa ragione che esiste la giornata odierna. Per ricordarci le battaglie fatte e vinte, quelle perse, quelle ancora da fare. Per ricordarci che lottare per i diritti non è mai vano. E per spronarci a farlo ancora e ogni volta che sarà necessario. Finchè l’Italia non diventi davvero una Repubblica fondata sul Lavoro!".