8xmille: il progetto “Un popolo per tutti” di Roccella protagonista della campagna Cei
“Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia”. Questo il claim della nuova campagna di comunicazione 8xmille della Conferenza Episcopale Italiana, che mette in evidenza il significato profondo di un semplice gesto che permette ogni anno la realizzazione di migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
La campagna sottolinea la relazione tra la vita quotidiana dei cittadini e le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei gesti d’amore: piccoli o grandi gesti di altruismo che capita di fare nella vita e che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.
«L’obiettivo della campagna 2023 – afferma il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – è far comprendere il valore di un gesto molto semplice come una firma, abbinandolo a momenti della vita di tutti i giorni. Gli spot ruotano intorno al concetto del “sentirsi bene” prendendosi cura del prossimo grazie a un’opzione, nella propria dichiarazione dei redditi, che si traduce in migliaia di progetti. Chi firma è protagonista di un cambiamento ed è autore di una scelta solidale, frutto di una decisione consapevole, da rinnovare ogni anno. In ogni iniziativa le risorse economiche sono messe a frutto da sacerdoti, suore, operatori e dai tantissimi volontari che, con le nostre firme, sono il vero motore dei progetti realizzati.»
Ecco quindi che, attraverso una semplice firma, quella per l’8xmille, è possibile moltiplicare ogni giorno la sensazione di benessere che si prova quando si fa un gesto d’amore. Come fa la Chiesa quotidianamente attraverso i suoi interventi arrivando capillarmente sul territorio a sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno.
Come le migliaia di persone che vengono accolte nella striscia ionica della Locride, dove i frequenti sbarchi di migranti hanno dato il via, negli ultimi anni, a una vera e propria gara di solidarietà che ha visto la cittadinanza in prima linea per offrire aiuti e sostegno.
Ad attenderli in porto i responsabili della prefettura e della Croce Rossa, e nei luoghi di accoglienza l’equipe della Caritas dedicata all’emergenza e al supporto logistico.
«Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica è il simbolo di una Calabria che accoglie», afferma Monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, che sintetizza così il senso di Un Popolo per tutti, progetto di accoglienza avviato dalla Caritas diocesana per promuovere la crescita di spazi di accoglienza e favorire l’inserimento sociale degli immigrati nel tessuto sociale ed economico del territorio.
«Il nostro progetto è rivolto a potenziare le attività della Caritas e delle associazioni in un circolo virtuoso che consenta di creare le condizioni per semplificare la vita delle persone accolte - sottolinea Carmen Bagalà, direttrice della Caritas Diocesana di Locri-Gerace - dal loro arrivo e per tutto il periodo di permanenza sul territorio diocesano, mantenendo una dimensione di solidarietà e promozione della vita umana.»
Roccella e la Locride sono da trent’anni un polo di accoglienza per i migranti provenienti soprattutto dalla rotta turca e, dallo scorso anno, anche per i profughi ucraini.
Arrivano infreddoliti e affamati, alcuni provati nel corpo e nell’anima dalle numerose violenze subite. Soltanto chi riesce a sopravvivere alla traversata può lasciarsi finalmente alle spalle la paura di non farcela.
Come Mustafà, ospite del centro di accoglienza, che racconta: «Vengo dal Ciad ma ho trascorso gli ultimi quattro anni in Libia dove sono giunto dopo una traversata del Sahara a piedi durata due mesi. Poi la scelta di venire in Italia con un viaggio in barca insieme ad altre 272 persone; tra queste 20 sono morte intorno a me.»
Nel 2022 sono stati registrati ben 113 sbarchi sulle coste ioniche rispetto ai 65 del 2021, per un totale di quasi 10.000 persone che hanno cercato rifugio nel nostro Paese.
«Lavoriamo insieme agli operatori che sono sempre in prima fila – spiega don Rigobert Elangui, direttore dell’ufficio Migrantes Locri-Gerace. - La prima cosa di cui ci occupiamo è l’accoglienza, così le persone si sentono accettate e amate al di là della loro cultura e religione perché la persona viene prima di tutto.»
«Quelle che raccogliamo - prosegue Carmen Bagalà -sono storie di ansia e disperazione. Molte sono le mamme con bambini, provenienti soprattutto dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Siria, a cui forniamo strumenti e opportunità per avere la possibilità di scegliere se restare o spostarsi in altri Paesi per il ricongiungimento con altri membri della famiglia. Grazie ai 78.000 euro di fondi 8xmille della Chiesa cattolica, nel triennio abbiamo potuto migliorare gli spazi dedicati all’ospitalità e i servizi in supporto all’accoglienza, avviando, tra le altre cose, un percorso di inserimento nel tessuto sociale ed economico della diocesi attraverso un servizio che offre le informazioni relative alle richieste di soggiorno e segnala le opportunità di occupazione garantendo alle persone in accoglienza, soprattutto nella fase iniziale, un accompagnamento al lavoro.»
La macchina della Caritas interviene anche nei paesi limitrofi mettendo a disposizione strutture di accoglienza, come il dormitorio Pandocheion, dove sono disponibili anche 21 posti letto complessivi distribuiti in appartamenti da 4 persone, destinati prevalentemente a donne vittime di violenza con minori al seguito.
«Aiutare persone che sono molto lontane dal mio modo di essere – confida Ivana, volontaria dell’equipe Caritas - mi rende cosciente del fatto che il mondo non ha limiti.»
I migranti hanno a disposizione una serie di servizi come: docce, lavanderia e una mensa che ogni giorno serve 80 pasti che raddoppiano spesso con le confezioni da asporto per la cena.
«Siamo riusciti a fare tutto questo esclusivamente tramite i fondi 8xmille della Chiesa cattolica – aggiunge don Rigobert - perché non abbiamo altri contributi. A chi firma dico di continuare a farlo perché firmando semina speranza e salva vite. La felicità, come ci insegna Cristo, si trova nel dare e non solo nel ricevere.»
Le firme si traducono in un progetto articolato che punta a far sentire le persone accolte e non ignorate, combattendo il sentimento dominante della paura che segna i volti e l’anima di coloro che arrivano nel nostro Paese in cerca di una seconda opportunità.
«L’attenzione per le persone accolte – conclude la direttrice - passa anche da un centro di ascolto medico presso la sede della Caritas diocesana che, grazie a una squadra di 63 specialisti, coordinati dall'associazione Jimuel, propone screening preventivi e visite per alleviare le sofferenze di chi giunge nel nostro Paese e non ha la possibilità di accedere al servizio sanitario. Si tratta di un piccolo passo per un aiuto concreto a chi ha bisogno.»
Disponibile sia sul sito 8xmille.it sia nel relativo canale YouTube il video relativo al progetto di accoglienza di Roccella Jonica che racconta, attraverso la testimonianza di don Rigobert, dei volontari e degli ospiti, un’opera che offre un sostegno tangibile nel segno dell’accoglienza e della solidarietà.