Una marcia della memoria per ricordare le vittime lametine di ‘ndrangheta
Una marcia animata per le vie della città per ricordare le vittime di ndrangheta lametine. A guidarla i volontari della Fondazione Trame e dell’Associazione Antiracket Lamezia Ala e i giovani scout dell’Agesci zona Reventino, in occasione della seconda “Giornata della Memoria lametina delle vittime innocenti di ‘ndrangheta” del 24 maggio patrocinata dal Comune di Lamezia Terme. La città tutta è invitata a partecipare.
Ogni tappa del percorso della memoria corrisponde ad una vita stroncata ingiustamente ed è una testimonianza da raccontare. Si parte al mattino con il ricordo dei due netturbini Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano uccisi nel quartiere Miraglia di Sambiase il 24 maggio 1991 e la deposizione dei fiori sul luogo del tragico evento alle ore 10.30.
A seguire il ricordo della guardia giurata Antonio Raffaele Talarico, assassinato il 2 settembre 1988, presso la sua casa natale di Vico Poerio II, ancora nel centro storico di Sambiase.
Si prosegue al pomeriggio, alle 18.30, con avvio dall’area antistante il Tribunale di Piazza della Repubblica, dove sarà ricordato l’avvocato Torquato Ciriaco ucciso il 1° marzo 2002.
Per raggiungere poi Corso Numistrano per ricordare Francesco Ferlaino, primo magistrato vittima di ‘ndrangheta in Calabria, ucciso il 3 luglio 1975, e Via dei Campioni dove persero la vita i coniugi Aversa - Precenzano il 4 gennaio 1992.
Il corteo si spingerà infine fino all’area mercatale del quartiere di Nicastro, luogo abitualmente frequentato dai più giovani, per concludere la marcia con un momento di riflessione a cura dei ragazzi.
La giornata del 24 maggio vuole mantenere viva la memoria delle vittime 'di ndrangheta e le loro storie, attraverso la testimonianza dei familiari, invitandoci a farne impegno quotidiano contro l’assuefazione ai sistemi criminali che tengono in pugno il nostro territorio e la Calabria tutta.
Questa data, che coincide simbolicamente con l’attentato mafioso a Tramonte e Cristiano, intende diventare di anno in anno il segno di una città che all’oppressione risponde con una presa di posizione netta, con l’impegno civico, con la partecipazione, con la legalità. Perché il loro ricordo altro non è che la nostra identità.