Ricettazione su scala nazionale di opere d’arte sacra, assolto titolare d’azienda
Il Tribunale di Castrovillari ha assolto dall’accusa di ricettazione di opere d’arte sacra il titolare di una importante azienda a cui si contestava di aver acquistato o comunque ricevuto una serie di importanti opere rubate, trovate nella sua disponibilità.
L’indagine era stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Bari dopo il rinvenimento di effigi fotografiche raffiguranti dei beni ecclesiastici che si presumeva trafugati da chiese delle province di Roma, Foggia, Benevento e Avellino.
Nello specifico, si trattava di due reliquari risultati rubati in una chiesa di Ciciliano (Roma); di una coppia di angeli porta cero in legno, “spariti” invece da una chiesa di San Miniato (Pisa); e di una statua lignea di Gesù Bambino risultata provento di un furto avvenuto in un convento di Lucera (Foggia).
Ritrovati alcuni oggetti nella disponibilità dell’imputato, il Nucleo Tpc aveva così avviato dei minuziosi accertamenti risalendo al furto delle sculture lignee raffiguranti degli angeli reggi cero di San Miniato.
I Carabinieri della cittadina pisana, ascoltarono allora, a sommarie informazione, un uomo che, essendosi occupato in prima persona dei beni culturali della Diocesi, aveva riferito del furto, denunciato regolarmente, di diverse opere d’arte ed avvenuto nel 2000 all’interno della Cattedrale tra cui quello delle due sculture lignee che riconobbe dalle foto e che corrispondevano alle opere descritte nella denuncia.
Da qui venne disposto il sequestro penale di tutti gli oggetti d’arte sacra e il titolare dell’azienda fu rinviato a giudizio. In accoglimento della richiesta dei suoi difensori, gli avvocati Francesco Nicoletti e Giusy Acri, il processo è stato celebrato con il rito abbreviato.
Nel corso della discussione finale i legali hanno però dimostrato l’assoluta estraneità del proprio assistito ai fatti contestati. Il Tribunale della città della Piana, all’esito della camera di consiglio, in totale accoglimento delle richieste avanzate dagli avvocati Nicoletti e Acri, ha così assolto l’imputato con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste”.