Laureati in fuga: in Italia è un’emorragia. Saldo in rosso anche in Calabria (-17mila)
Si potrebbe decisamente definire come una vera e propria emorragia ma qui non stiamo a parlare di dissanguamento (o forse sì, se riferito ai talenti persi) quanto invece di fuga di cervelli: italiani, soprattutto meridionali, calabresi anche e pure tanti.
La differenza tra i giovani “scappati” dall’Italia e quelli entrati (o rientrati), segna dunque un saldo negativo importante per il Sud, -157 mila all’incirca: il dato maggiore dalla Campania, con -36.251; poi la Sicilia con -29.976; segue la Puglia con -28.367; e infine la Calabria con -17.668.
I dati, elaborati dall’Istat che ha analizzato i cosiddetti saldi migratori con l’estero nel decennio 2012-2021 per i laureati di età compresa tra i 25 e i 34 anni, fotografano un’Italia sostanzialmente senza “differenze”, ovvero, da Nord a Sud i nostri ragazzi che lasciano il Paese in cerca di opportunità al di là di confini sono molti di più di quelli che danno o ridanno una possibilità alla Penisola.
Un bilancio negativo (cioè di perdita di professionalità) che non fa discriminazione geografica, che accomuna cioè la nostra regione, ad esempio, alle ricche Lombardia, Veneto, Valle d’Aosta tanto per citarne alcune. Tutte indistintamente paiono non saper offrire ragioni ed opportunità valide affinché i nostri giovani decidano di restare o ritornare al di qua delle Alpi.
Tornando ai freddi numeri, difatti, si nota come nel rapporto tra chi va e chi arriva l’Italia segni una perdita totale di 79.162 unità.
Una emorragia, come l’abbiamo definita all’inizio, che va invece a potenziare di eccellenze atenei per lo più di Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e Svizzera, per restare in Europa; ma anche di Stati Uniti, Brasile e Australia.
Una possibilità per arginare il problema potrebbe essere la stessa strada intrapresa da altri Paesi Ue, come la Francia, ovvero di favorire l’arrivo nelle università Italiane di studenti stranieri.
Ma finora, ed intanto, solo la Germania e l’Olanda sono state capaci in questo senso di attrarre studenti stranieri: da 312mila a 376mila la prima, da 105mila a 136mila la seconda.
Il nostro Paese, invece, nell’assenza di politiche nazionali capaci di attirare “teste” internazionali, segna un netto segno meno, con un calo nelle università (tra il 2018 ed il 2021) di ben 34 mila studenti d’oltralpe.