In Calabria la popolazione cala più che in Italia: troppi decessi e poche nascite
La popolazione calabrese continua a diminuire. Lo dicono i risultati del Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni dell’Istat, che consentono di determinare i residenti al 31 dicembre 2022. In Calabria si tratta di 1.846.610 persone che rappresentano il 3,1% della popolazione italiana.
Rispetto al 2021 i dati censuari evidenziano una flessione di 8.844 unità nella regione, percentualmente superiore (-0,5%) a quella media nazionale (-0,1%).
In particolare, la provincia di Reggio Calabria perde 3.428 residenti, seguita da quelle di Cosenza (-2.111) e di Catanzaro (-1.652). In termini relativi, le diminuzioni maggiori si registrano nelle province di Reggio (-0,7%) e di Vibo Valentia (-0,6%).
Oltre il 60% della popolazione, poi, risiede nelle due province di Cosenza (36,4%) e di Reggio Calabria (28,1%), le sole a superare il mezzo milione di abitanti. Segue quella di Catanzaro, che con circa 350mila abitanti raccoglie il 18,5% dei residenti della regione. Le altre due, Crotone e Vibo Valentia, ospitano il 17% dei residenti.
Per l’Istat la significativa diminuzione della popolazione residente in Calabria nel 2022 è frutto della somma di due saldi negativi, quello naturale (-9.488 unità) e quello migratorio interno (–9.765), non compensata dai valori positivi del saldo migratorio con l’estero (+9.216) e dell’aggiustamento statistico (+1.193).
Tutte le province seguono l’andamento regionale, in particolare, Cosenza è quella con il più basso saldo naturale
(-3.737) e il più elevato saldo migratorio estero (4.180), mentre il reggino ha il saldo migratorio interno più basso (-3.417).
LA DINAMICA SFAVOREVOLE
Il saldo naturale nella regione conferma quindi la dinamica sfavorevole in corso, caratterizzata da un eccesso dei decessi (22.939) sulle nascite (13.451).
In Calabria, tuttavia, si registra un lieve aumento delle nascite, per quanto diminuite di quasi un terzo rispetto agli oltre 19mila nati di inizio millennio.
Risale il tasso di natalità, che passa dal 7,1 per mille del 2021 al 7,3 del 2022, mantenendosi più elevato della media nazionale (6,7 per mille abitanti).
A livello provinciale il maggior incremento si riscontra a Crotone (da 7,8 a 8,3 per mille nel 2022), seguito dalla provincia di Reggio Calabria (da 7,3 a 7,6 per mille); solo Catanzaro è in controtendenza, con un tasso di natalità che scende dal 7,1 al 7,0 per mille.
Rispetto all’anno precedente il numero dei morti cresce di 307 unità, in linea con il progressivo invecchiamento della popolazione. L’incremento dell’1,4% è comunque inferiore al dato nazionale (+2,0%).
Il più elevato numero di decessi si è registrato durante i mesi più freddi, da dicembre a marzo. In questi quattro mesi si sono rilevati 8.646 decessi, il 38% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato individui anziani e fragili dal punto di vista delle condizioni di salute.
Pur in presenza di una popolazione mediamente più giovane, la mortalità in Calabria è superiore alla media nazionale (12,1 morti ogni mille abitanti) e si attesta al 12,4 per mille nel 2022 (dal 12,2 dell’anno precedente): i valori provinciali variano dall’11,9 per mille di Crotone al 12,6 per mille di Reggio Calabria; a Catanzaro si registra l’aumento più consistente (da 11,6 a 12,1 per mille).
LA PERDITA DELLA POPOLAZIONE
Non si arresta la perdita di popolazione verso il resto del Paese. Infatti, il saldo migratorio interno (con gli altri comuni italiani) ha registrato un bilancio negativo di quasi 10mila persone, oltre un terzo delle quali relativo alla provincia di Reggio Calabria.
Il tasso migratorio interno passa da -4,3 del 2021 a -5,3 per mille nel 2022; a livello provinciale la variazione negativa più elevata si osserva nella provincia di Reggio Calabria (da -5,2 a -6,6 per mille) e Catanzaro (da -3,3 a -4,6 per mille); di contro, a Crotone il valore del tasso migratorio interno, pur rimanendo negativo, migliora (da -6,6 a -6,1 per mille).
Segnali positivi si rilevano invece, anche nel 2022, per i movimenti migratori internazionali. La differenza tra entrate e uscite con l’estero restituisce un saldo migratorio netto positivo in tutte le province, pari a poco più di 9mila unità a livello regionale.
Cosenza, con un saldo positivo di 4mila unità, conferma la propria vocazione di area più attrattiva della regione. Il tasso migratorio con l’estero (5 per mille) è più alto della media nazionale (4,4): in crescita in tutte le province rispetto al 2021, oscilla tra il 3,6 per mille di Catanzaro e il 6,2 per mille di Cosenza.
I RESIDENTI PER GENERE ED ETÀ
La prevalenza della componente femminile nella struttura per genere si conferma anche nel 2022. Le donne superano gli uomini di 38mila unità e rappresentano il 51,0% della popolazione residente. Il peso della componente femminile si evidenzia particolarmente nelle età più avanzate a seguito della maggiore longevità femminile.
Nel 2022 la popolazione calabrese presenta una struttura per età sensibilmente meno anziana rispetto al totale del Paese. L’età media, in leggera crescita sul 2021 (45,5), è di 45,7 anni, contro i 46,4 anni della media nazionale (Prospetto 5). Aumentano l’indice di vecchiaia, che passa da 178,6 del 2021 a 183,7 del 2022, e l’indice di dipendenza degli anziani, che si attesta a 37,1 contro 36,3 del 2021. Cresce anche l’indice di struttura della popolazione attiva, che passa da 130,2 del 2021 a 131,5.
A livello provinciale, Crotone presenta la struttura demografica più giovane; all’opposto, il processo di invecchiamento è più evidente nelle province di Cosenza e Catanzaro.
GLI STRANIERI RESIDENTI
Quanto alla popolazione straniera, in Calabria, al 31 dicembre 2022, ammonta a 97.062 persone, il 5,3% degli stranieri residenti in Italia. Più di un terzo risiede nella provincia di Cosenza (35,3%) e poco meno di un altro terzo nella provincia di Reggio Calabria (30,5%).
L’incidenza della popolazione straniera sulla popolazione residente è minore rispetto al dato nazionale (5,3% contro 8,7%); i valori sono compresi tra il 4,6% di Vibo Valentia e il 5,7% di Reggio Calabria. Il bilancio demografico evidenzia una crescita complessiva della popolazione straniera.
Da segnalare il saldo migratorio con l’estero fortemente positivo (+9.898 unità) in grado di compensare il seppur consistente flusso di acquisizioni di cittadinanza italiana (-4.411 unità).
Questi due valori, unitamente alla positività del saldo naturale della popolazione straniera, sembrano mostrare una presenza straniera dotata di una progettualità migratoria relativamente stabile.
A livello provinciale il quadro non cambia. Tutte le province presentano tassi di crescita positivi della popolazione straniera residente rispetto all’anno precedente, con valori che oscillano tra il 2,0% di Crotone e il 6,3% di Cosenza.
Rispetto a quella italiana, la popolazione straniera presenta una distribuzione per età più giovane, evidenziata da bassi valori degli indici di dipendenza strutturale (26,3 contro 59,4 dei cittadini italiani) e di vecchiaia (30,6 contro 194,4 degli italiani).
Le variazioni interprovinciali di questi indicatori, così come l’eterogenea incidenza della popolazione femminile rispetto a quella maschile, dipendono dalla diversa caratterizzazione del fenomeno migratorio, dal carattere individuale o familiare, dalla durata del percorso migratorio, dalle cittadinanze prevalenti, più o meno inclini all’acquisizione della cittadinanza italiana.
La metà degli stranieri residenti in Calabria proviene dall’Europa (50,0%), il 27,7% dall’Africa, il 18,8% dall’Asia e il 3,5% dall’America. Minime le presenze dall’Oceania e di apolidi.
I cittadini stranieri provengono da 158 Paesi del mondo, soprattutto da Romania (27,4%), Marocco (15,5%) e Ucraina (6,5%). I residenti stranieri di cittadinanza romena, marocchina, ucraina e bulgara presentano in Calabria una più alta concentrazione rispetto alle percentuali nazionali, mentre le quote sono inferiori per le cittadinanze albanese e cinese.
LA CLASSIFICAZIONE STATISTICA DEI COMUNI
L’80,2% dei 404 comuni calabresi ha una popolazione fino a 5.000 abitanti e vi risiede poco meno di un terzo degli abitanti. Più di un quarto della popolazione (28,2%) vive nei sei comuni con oltre 50.000 abitanti (Reggio Calabria, Catanzaro, Corigliano-Rossano, Lamezia Terme, Cosenza e Crotone) e poco più di un quinto (20,7%) in quelli con popolazione tra 5.001 e 10.000 abitanti.
Reggio Calabria è l’unico comune a superare i 100mila abitanti (171.181 unità) e ha il doppio della popolazione di Catanzaro (84.849 unità), secondo comune più popoloso della regione. Tra i comuni non capoluogo spiccano per numerosità della popolazione Corigliano-Rossano (CS, 74.300 abitanti) e Lamezia Terme (CZ, 67.253).
Tra il 2021 e il 2022, per tutte le classi di ampiezza demografica si osserva un decremento percentuale della popolazione, in ordine proporzionalmente inverso rispetto all’ampiezza demografica, con l’eccezione dei 6 comuni più grandi.
Il comune più piccolo è Staiti, nella provincia di Reggio Calabria, con 185 abitanti. A Sant’Alessio in Aspromonte, nella provincia di Reggio Calabria, si rileva il maggior decremento di popolazione (-6,9%); Longobardi, in provincia di Cosenza, presenta invece l’incremento maggiore (+8,7%).
Sant’Alessio in Aspromonte è un comune con una popolazione di soli 308 abitanti, in decremento naturale e interno. Per Longobardi (2.529 abitanti) l’aumento è tutto dovuto al saldo migratorio estero della popolazione straniera.
Nei piccolissimi comuni il processo di invecchiamento è più accentuato, con un’età media di 49 anni e un indice di vecchiaia pari a 279,1. Entrambi gli indicatori diminuiscono progressivamente, man mano che aumenta la classe di ampiezza demografica, per poi risalire per le ultime tre.
Pertanto, l’insieme dei comuni con popolazione compresa tra 10.001 e 20.000 abitanti presenta la struttura per età più giovane: età media di 44,4 anni e indice di vecchiaia di 158,2. I valori estremi dell’età media si osservano a Platì (RC, 37 anni) e a Alessandria del Carretto (CS, 59,3 anni).
I dati della dinamica naturale evidenziano la vivacità demografica tipica di una popolazione più giovane per i comuni tra i 10 e i 20mila abitanti, presentando il più elevato tasso di natalità (7,7 per mille), tra i più bassi tassi di mortalità (11,1 per mille) e valori relativi alle migrazioni un po’ più bassi della media regionale.
Nei piccolissimi comuni si registra il tasso di natalità più basso, 6,2 nati per mille abitanti, e il tasso di mortalità più elevato, 17,4 per mille; il tasso di natalità aumenta al crescere dell’ampiezza demografica dei comuni fino ai 20mila abitanti, per poi decrescere fino a scendere sotto la media regionale (7,3 per mille).
Andamento analogo, ma contrario, per il tasso di mortalità che diminuisce all’aumentare della dimensione demografica, ad esclusione dei 6 comuni con oltre 50mila abitanti.
Le migrazioni caratterizzano le ultime due classi di ampiezza demografica, relative ai grandi comuni, dove si osserva una maggior incidenza della popolazione straniera (rispettivamente del 6,1% e 6,8%), mentre il tasso migratorio estero (3,5 e 4,1 per mille) risulta più basso della media regionale.
In questi 6 comuni vive infatti uno straniero su tre residenti nella regione. Di contro, il tasso migratorio interno (-5,5 e -7,7 per mille) presenta valori negativi più bassi rispetto alla media regionale (-5,3 per mille). Rispetto al 2021, Arena (VV) ha il maggior incremento di stranieri (96,4%), mentre Cicala (CZ) ha il decremento più alto (-58,8%).
LE CARATTERISTICHE FISICHE DEI COMUNI
Dall’analisi delle caratteristiche fisiche dei comuni emerge un’elevata presenza di comuni collinari (57,2%) nei quali vive il 62,4% della popolazione, mentre in quelli di montagna (37,4%) vive il 22,4%. Solo il 5,4% dei comuni è classificato di pianura e vi risiede il 15,2% della popolazione calabrese.
Tutte le aggregazioni per zone altimetriche subiscono un calo demografico. La classificazione altimetrica incrociata con la litoraneità evidenzia una maggiore diminuzione nei comuni della montagna interna (-1,1%) mentre la montagna litoranea rileva la diminuzione più bassa (-0,1%).
La variazione negativa della popolazione residente nei comuni di collina (sia interna che litoranea) è analoga a quella dei comuni di pianura (-0,4%) ed è di poco inferiore alla media regionale (-0,5%).
I comuni di pianura presentano il tasso di natalità più alto (8,2 per mille) e il tasso di mortalità più basso (10,5 per mille). Questi valori sono in linea con gli indicatori strutturali della popolazione che fanno registrare l’età media (43,8) e l’indice di vecchiaia (146,3) più bassi.
Le migrazioni presentano un valore tra i più bassi per la componente interna (-6,6 per mille) e tra i più alti per quella estera (+4,5 per mille).
I comuni della collina interna, collina litoranea e montagna litoranea hanno una struttura demografica e una dinamica naturale non molto diverse tra di loro, e in linea con la media regionale, e presentano analogie anche nelle migrazioni, tranne per il tasso migratorio estero, che nei comuni della montagna litoranea raggiunge il valore più elevato (+8,7 per mille).
Lo spopolamento progressivo dei territori della montagna interna è confermato non solo dalla struttura per età che evidenzia un maggiore invecchiamento, con età media (47,2 anni) e indice di vecchiaia (220,9) più elevati, ma anche dalla dinamica naturale, caratterizzata dal più basso tasso di natalità (6,5 per mille) e dal più elevato tasso di mortalità (13,7 per mille). La migrazione verso altri comuni mostra un valore ampiamente negativo (-7,6 per mille) non compensato dagli ingressi dall’estero che rimangono i più contenuti (3,1 per mille).