“Figli del Minotauro”, la transumanza calabrese varca le Alpi e approda a Grenoble
Dopo i numerosi successi ottenuti sul territorio nazionale tra Festival cinematografici e proiezioni nelle più prestigiose Università Italiane, il film “Figli del Minotauro/storie di uomini e animali” di Eugenio Attanasio, prodotto dalla Cineteca della Calabria, è stato selezionato in uno dei più grandi festival europei di settore: il Festival pastoralisme e Grand Espaces che si svolgerà a Grenoble dal 12 al 15 ottobre, giunto quest’anno alla 18° edizione.
Una grande soddisfazione per chi ha lavorato per anni a questo progetto. Il film di Attanasio, tradotto in Francese, Inglese e Spagnolo proprio per la distribuzione, è una mitopoiesi del contemporaneo sulla figura degli allevatori che praticano la transumanza, antica forma di trasferimento di animali e uomini dal mare alla montagna.
Nel cast figurano Mattia Isaac Renda, Francesco Stanizzi, Gianluca Cortese, Salvatore Gullì, Alessandra Macchioni, Franco Primiero.
La transumanza è anche una metafora del cammino dell’uomo e del bovino, iniziato diecimila anni fa con la domesticazione. Ancora prima però il toro veniva rappresentato dai primi artisti della storia sulle pareti delle grotte con significati ancora a noi sconosciuti.
Il documentario segue una famiglia di allevatori, nelle stagioni, che pratica l’allevamento semibrado delle podoliche, la razza tipica calabrese, ricostruendo ipotesi di caccia primordiale e raffigurazioni parietali; in Calabria vi è uno dei più antichi e misteriosi graffiti del mondo, il Bos Primigenius di Papasidero, che, per la prima volta viene rappresentato cinematograficamente.
Assieme alle Grotte di Altamira in Spagna e alle grotte di Lescaux in Francia, grazie a questo film, la Grotta del Romito, nella Valle del fiume Argentino, entra nelle sale di tutto il mondo.
Un lavoro simile era stato fatto da Werner Herzog con le Grotte di Chauvet in Cave of Forgotten dreams nel 2010, dedicato ad una più recente scoperta paleontologica.
Oltre al documentario, il regista Eugenio Attanasio ha curato un libro sullo stesso tema. E per la promozione di film e libro si è formato un gruppo di sostenitori, “Figli del Minotauro” appunto, composto fra gli altri da Domenico Levato, Luigi Stanizzi, Giuseppe Gallucci, Elisabetta Grande, Elia Panzarella.
La civiltà pastorale calabrese ha una tradizione antichissima, cantata da Virgilio nelle Georgiche. Il Pastoralismo non è solo un sistema di produzione animale ma un modo di vivere e un sistema culturale.
Ci sono popoli pastorali del tutto distinti che praticano il nomadismo. Sulle Alpi si praticano altri sistemi di trasferimento degli animali definiti appunto alpeggio, e pascolo vagante.
Il pubblico francese avrà la possibilità di conoscere la pratica della transumanza mediterranea della Famiglia Mancuso di Marcedusa, che si sposta con gli armenti dalle piane del Marchesato ai ricchi pascoli silani del Monte Gariglione.
I riconoscimenti dell’opera dimostrano come la narrazione della Calabria può finalmente emendarsi dall’immagine di terra di ‘ndrangheta, dal peccato originale di essere regione povera e terra di emigrazione, dagli stereotipi più comuni.
È dunque possibile una nuova via del racconto in Calabria, letterario e cinematografico, cogliendo nel contemporaneo i segni di una civiltà contadina ancora assai vitale.
Ultimi eredi di un mondo ancestrale, gli allevatori calabresi di podoliche, si muovono ancora andando dietro agli animali che si spostano in cerca di pascoli freschi, utilizzando ora il cavallo, ora il pick up, ora il quad, interpretando una modernità ancora sostenibile, dove uomini, animali, e specie vegetali creano un ecosistema.
Se in Calabria oggi è tempo di transumanza, ma ancora non si coglie appieno la differenza tra allevamento intensivo e allevamento estensivo, in Francia invece dimostrano di essere assai più consapevoli, tributando il giusto riconoscimento a questa antica tradizione.