Cosenza, carenza di personale al Pronto Soccorso. La denuncia di Fismu

Cosenza Salute

In Calabria è ancora emergenza personale nella sanità pubblica e a Cosenza la situazione non ha ancora sbocchi positivi, viste le proposte avanzate dal Commissario Vitaliano De Salazar. Questa la denuncia del segretario regionale di Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu, Claudio Picarelli che chiede un “netto cambio di rotta, per tutelare cittadini, medici e personale”.

La cronica carenza di personale negli ospedali della regione ed in particolare, quella dei dirigenti medici - sottolinea Picarelli - è ormai considerata emergenza nazionale e per la risoluzione di questo complesso problema, di volta in volta, si è ricorso alle prestazioni aggiuntive, al mantenimento dei professionisti in servizio oltre il limite dell’età pensionabile, oppure all’utilizzo delle cooperative di medici, infermieri ed operatori sanitari, il cui reclutamento, ultimamente, ha valicato i confini (vedi la cooperativa Cubana)”.

“All’azienda ospedaliera di Cosenza il commissario Vitaliano De Salazar, recentemente confermato dal Presidente Occhiuto - continua il segretario regionale Fismu - superando ogni decenza e ignorando le regole dettate dal contratto di lavoro, si è inventato una ulteriore ‘trovata’, oltretutto con la complicità del ‘discusso’ Direttore di Dipartimento Polispecialistico Chirurgico che, come è noto, non solo non era eleggibile in quanto in aspettativa per transitare nella nascente Facoltà di Medicina, ma anche ‘sfiduciato’ dai chirurghi stessi per il suo comportamento condiscendente con i vertici, un vero ‘yes man’ ".

Quindi Picarelli spiega la “pessima trovata” del Commissario: “Per coprire la carenza dei medici in pronto soccorso si vuole ricorrere all’impiego dei chirurghi dell’azienda, solo dei chirurghi (12 unità complessive appartenenti a tre Unità operative - UUOO), però così non si rispetta, di fatto, la norma contrattuale che prevede, in caso di eventi contingenti e non prevedibili (ma è forse questo il caso?) e solo per il tempo necessario a superare l’emergenza, il trasferimento d’urgenza (nell’UO in sofferenza) a rotazione tra tutti i dirigenti, nel rispetto delle figure professionali, dell’incarico ricoperto, della disciplina e dell’area di appartenenza’. La turnazione di tutti i medici dell’azienda con discipline affini o equipollenti (86 unità per tutte le UUOO dell’Azienda), può protrarsi per un massimo di un mese nell’anno, partendo dagli ultimi arrivati e proseguendo in ordine inverso di anzianità".

“Invece - aggiunge - l’originale soluzione’ aziendale viene fatta passare come un adeguamento ai dettami del DM70/2015 (art 8.2.2 – Rete per il Trauma – CTZ Centro Traumi di Zona), dove si prevede per gli Hub la creazione in Pronto Soccorso di un’area attrezzata di accettazione per il trauma (shock room)’, nel quale siano presenti figure specialistiche quali: l’ortopedico, il cardiologo, l’anestesista e il chirurgo per l’appunto, pronti in caso di necessità a coadiuvare il medico di Pronto Soccorso nella gestione dell’emergenza complessa. Quindi il chirurgo (non solo il chirurgo), come gli altri, per coadiuvare il medico di guardia del Pronto Soccorso, giammai per sostituirlo nella sua precipua funzione”.

“L’impiego quindi in Pronto Soccorso dei chirurghi - conclude Picarelli - fondamentali per la produttività di un’azienda con bilanci oramai negativi da più anni, rallenta o impedisce di fatto l’attività operatoria, di assistenza in reparto e quella ambulatoriale, determinando l’allungamento delle attese sia per gli interventi che per le visite specialistiche. L’ulteriore conseguenza è l’incremento del ricorso al privato e della migrazione sanitaria che, a questo punto, probabilmente sembra il reale obiettivo aziendale e del governo regionale, in barba ai proclami di miglioramento delle performance e della riduzione della spesa sanitaria. Serve un cambio di rotta, se si vuole salvare la sanità pubblica”.