Uccise genitori nel catanzarese, sconto di pena in appello

Catanzaro Cronaca
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Si e' concluso con uno sconto di pena il processo di secondo grado a carico di Pasquale De Marco, 38 anni, gia' ritenuto colpevole di avere ucciso il padre, Luigi De Marco, 71 anni, e la madre, Maria Grazia Campisano, 59, il 5 giugno del 2007, e di averne poi nascosto i corpi. La Corte d'assise d'appello di Catanzaro, oggi, ha ridotto la condanna di De Marco da venti anni di reclusione piu' dieci anni di ricovero in casa di cura a diciotto anni di reclusione piu' cinque di ricovero. La pronuncia del collegio giunge ad un anno ed un giorno da quella di primo grado, che risale all'11 maggio scorso, quando i giudici della Corte d'assise di Catanzaro hanno riconosciuto il giovane De Marco colpevole, come richiesto dal pubblico ministero Simona Rossi e dai difensori di parte civile, gli avvocati Eugenio Perrone e Concetta Statizzi, legali dei familiari dell'imputato e delle vittime. Il duplice omicidio risale al 5 giugno del 2007, quando Pasquale De Marco, secondo le accuse, massacro' i genitori all'interno della villetta di famiglia, nel villaggio Eucaliptus di Simeri mare, nel Catanzarese. I corpi furono ritrovati quattro mesi dopo sotterrati sotto il ponte di una strada interpoderale parallela alla Statale 106, nel Crotonese, avvolti in teli di plastica, lo stesso materiale rinvenuto nel bagagliaio dell'auto di famiglia, all'interno della quale De Marco venne sorpreso e arrestato cinque giorni dopo il delitto, mentre si trovava in una stazione di servizio a Crotone. Sin dai primi momenti Pasquale De Marco - imputato per duplice omicidio pluriaggravato e occultamento di cadaveri - ha sempre negato ogni coinvolgimento nella tragedia familiare, dichiarando di essere vittima di una ritorsione dei servizi segreti russi. Hanno puntato sull'inimputabilita' di De Marco per totale incapacita' di intendere e volere, invece, i difensori del giovane, gli avvocati Saverio Loiero e Piero Mancuso. La questione delle condizioni di salute di De Marco e' stata al centro dell'intero processo, ed in primo grado ha spinto i giudici della Corte d'assise a disporre due diverse perizie psichiatriche. Dopo che il primo collegio di periti concluse per un vizio totale di mente dell'imputato - che ne avrebbe comportato l'assoluzione - infatti, il pubblico ministero ed i legali di parte civile hanno insistito a lungo perche' fosse effettuata una nuova verifica, disposta dalla Corte dopo ben tredici udienze e ad un passo dalla sentenza. Le conclusioni del secondo collegio peritale, infine, sono state nel senso di una semi-infermita' dell'imputato