C’è sempre un secondo tempo, tra sport e sanità: All’Opi “il calciatore incastrato”
C’è sempre il secondo tempo. Nello sport, certo, ma anche nella vita: c’è sempre il secondo tempo per poter recuperare, anche se a volte il primo è stato talmente ingeneroso e difficile da rendere quella montagna da scalare quasi improponibile.
Bisogna provarci, rimboccandosi le mani come il protagonista (i protagonisti) del libro “Secondo tempo-il calciatore incastrato” – Talos edizioni – opera prima del giornalista Vittorio Scarpelli.
Un testo che si è fatto largo tra i meandri dell’emergenza sanitaria da Covid-19, scritto durante la fase di convalescenza post-ricovero vissuta dall’autore. E a tal proposito i diritti della produzione saranno interamente devoluti al Reparto di Pneumologia dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza.
Mercoledì 18 ottobre, alle 18, l’autore del libro spiegherà i motivi che l’hanno spinto a cimentarsi in questa storia di sport che emana “profumi” contrastanti: dal fallimento al riscatto, passando per lo scoramento, la paura e l’orgoglio.
Location scelta per la penultima presentazione di “Secondo tempo-il calciatore incastrato” la sede dell’Opi, l’Ordine delle professioni infermieristiche di Cosenza, in via Antonio Scopelliti 61.
Nel corso dell’incontro, moderato da Francesco Mannarino, giornalista e componente del Circolo della stampa “Maria Rosaria Sessa” (che sin dall’uscita del libro ha sposato la causa), discuteranno con l’autore: il presidente dell’Opi Fausto Sposato e l’infermiere Christian Coppolino, rappresentanti di una schiera che ha vissuto in prima fila il dramma della pandemia e che, quotidianamente, si trova ad affrontare emergenze sanitarie e ristrettezze che compromettono – da un lato – il diritto al lavoro (dei camici bianchi) – dall’altro – il diritto alla salute (dei pazienti).
LA STORIA
Matteo Gemma è un predestinato. Di quelli che si riconoscono al primo controllo di palla. «Diventerà un campione, non c’è dubbio». La definizione “genio e sregolatezza”, da sola, non basta. C’è dell’altro. Porta con sé una sorta di maledizione. Ciò che il campo gli offre, glielo toglie la vita.
Poi quel maledetto rigore calciato nella finale dei Mondiali: l’inizio della fine. E l’accusa pesantissima di essere invischiato nel giro del calcioscommesse.
Domenico Sàngria (Sangrìa, per i più sbadati) è un sognatore. Aspirante giornalista da sempre, centralinista nella vita reale. Destinato a un’esistenza piatta, piena di giornate insensate, quasi come se sul suo pianeta il sole non dovesse spuntare mai.
Fino alla telefonata che gli cambia l’esistenza. Uno scoop offerto su un piatto d’argento: può ricominciare a inseguire un sogno. Il suo sogno. Ma qualcosa va storto.